Svizzera

Credit Suisse e la fragilità del sistema bancario

La situazione è diversa da quella di UBS nel 2008. Ma se lo Stato deve intervenire a livello di libero mercato, è evidente che c'è un problema, sottolinea un esperto

  • 16 marzo 2023, 17:29
  • 24 giugno 2023, 05:38
La seconda banca svizzera ha ottenuto 50 miliardi di franchi come prestito dalla BNS. Ma quali sono ora le prospettive?

La seconda banca svizzera ha ottenuto 50 miliardi di franchi come prestito dalla BNS. Ma quali sono ora le prospettive?

  • SRF

Peter V. Kunz è docente di diritto economico all'Università di Berna. Già all'epoca della crisi dei mercati finanziari, nel 2008, aveva osservato da vicino le difficoltà di UBS: essa venne poi salvata dalla mano pubblica, con un intervento congiunto della Banca nazionale (BNS) e della Confederazione.

Ora, a beneficio di Credit Suisse, c'è "solo" un prestito della BNS. Ma dopo il salvataggio di UBS la politica aveva creato regole per non confrontarsi di nuovo ad una situazione simile. Significa che non abbiamo imparato nulla da allora?

"La situazione oggi è diversa. UBS allora aveva un grave problema di capitale. Credit Suisse oggi invece ha un bilancio solido, ma potrebbe avere problemi di liquidità se i clienti spaventati ritirassero i soldi. Quindi non è un salvataggio, ma un gesto per riportare fiducia. Importante: il prestito della Banca nazionale non è un regalo che costa al contribuente, ma un prestito che alla fine potrebbe anche essere redditizio per la BNS".

Peter V. Kunz è professore di diritto economico all'Università di Berna

Peter V. Kunz è professore di diritto economico all'Università di Berna

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Sì, però da allora le banche cosiddette troppo grandi per fallire devono avere più capitale proprio; e poi, in caso di fallimento, è previsto lo scorporo e il salvataggio della parte svizzera dell'istituto...

"Finora abbiamo messo in pratica solo una parte delle cosiddette regole “too big to fail”: più capitale, più liquidità, risanamento delle banche. Non siamo mai giunti alla fase della liquidazione. Credo che nel caso di Credit Suisse non sia nemmeno necessario parlare di fallimento: la situazione non è così grave. Certo, in teoria non si può escludere che la situazione peggiori. Ma temo che in quel caso lo scorporo della parte svizzera sarebbe più difficile da mettere in pratica di quanto molti si immaginano. Non è mai stato messo in pratica... Quindi meglio un prestito ora, piuttosto che assumersi rischi difficili da gestire".

Ma il supporto della FINMA e Banca Nazionale non sono arrivati tardi?

"No, non credo. La situazione per la banca è peggiorata drammaticamente solo ieri... Sono anzi stupito dalla rapidità della reazione, già in serata. Era il momento giusto, perché si temeva per la situazione oggi e nei prossimi giorni. Ora l'effetto dovrebbe essere positivo".

Per tornare alla domanda iniziale: a 15 anni da UBS, ora Credit Suisse; seppur in maniera diversa. Il sistema bancario non è troppo fragile?

"Certo che c'è un problema, se lo Stato deve intervenire su quello che dovrebbe essere il libero mercato. In effetti il sistema bancario internazionale è talmente interconnesso che alcune voci infondate possono causare una crisi. Dobbiamo essere coscienti che il sistema bancario ha una fragilità intrinseca: non solo Credit Suisse, tutte le banche al mondo. Si cercano di limitare i rischi, ma alcuni rimangono. Nessuna banca può avere un'assicurazione totale".

SEIDISERA/Alan Crameri

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