I crolli di rocce sulle Alpi svizzere quest'estate sono stati molti più di quanti non se ne constatino normalemte. Un fenomeno dovuto a un insieme di fattori tra cui risaltano però le alte temperature che inducono lo scongelamento del ghiaccio incrostato nelle fessure.
Le dimensioni di questi cedimenti, verificatisi soprattutto nelle aree al di sopra dei 2'500 metri, variano da alcune centinaia sino a diverse decine di migliaia di metri cubi, come indica martedì l'Istituto per lo studio della neve e delle valanghe.
Il picco è stato raggiunto a inizio agosto. Lo sgretolamento più consistente ha avuto luogo il 2 settembre sul versante ovest della Grande Dent de Veisivi, in Vallese, con un volume stimato di 80'000 metri cubi.
ATS/dg