Al paese mediorientale erano state vendute armi solo per i corpi di protezione dei dignitari (archivio keystone)

Niente più armi al Libano

Forniture sospese dalla SECO dopo che non è stato possibile rintracciare pistole e fucili consegnati nel 2016

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Le esportazioni di armi svizzere a destinazione del Libano sono da subito sospese. La decisione è stata presa, rende noto giovedì la Segreteria di Stato dell'economia, dopo che una ispezione sul posto non ha permesso di localizzare tutte le armi (40 fra pistole e fucili di piccolo calibro) oggetto di una fornitura risalente al 2016. Con una dichiarazione di non riesportazione il destinatario finale si era impegnato a non trasferire le armi senza il consenso scritto della Svizzera e a consentire le verifiche, ma gli ispettori elvetici nel 2018 ne hanno rintracciate solo nove.

Secondo la SECO, che si è consultata con il capo del Dipartimento dell'economia e con i servizi competenti in seno al Dipartimento federale degli affari esteri e della difesa, "oggi il rischio che in Libano il materiale bellico sia trasferito a un destinatario finale indesiderato è alto".

Finora nei confronti del paese mediorientale è stata applicata una prassi restrittiva: la SECO ha autorizzato esclusivamente le forniture di armi alle unità incaricate della protezione dei dignitari (come la scorta presidenziale). in loco da parte delle autorità elvetiche.

ATS/pon
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