Svizzera

Un lockdown anche per i maiali

La peste suina africana preoccupa gli allevatori svizzeri e le autorità veterinarie - Il piano di lotta per arginarla ipotizza misure di chiusura

  • 3 maggio 2020, 20:40
  • 14 settembre 2023, 09:26

RG 18.30 del 03.05.20: il servizio di Alan Crameri

RSI Svizzera 03.05.2020, 18:48

  • Archivio Keystone
Di: Alan Crameri

La peste suina africana è un'altra epidemia che si sta diffondendo in maniera preoccupante. O meglio: un'epizoozia, visto che non è pericolosa per gli uomini, ma a livello mondiale sta uccidendo milioni di maiali. Si registrano casi sempre più vicini al confine elvetico, con una frequenza crescente.

"La peste suina africana attualmente è la malattia con la più alta mortalità tra i maiali al mondo", sottolinea Lukas Perler, responsabile per la lotta alle epizoozie all'Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria. In Cina l'anno scorso s'è dovuto sopprimere un terzo della popolazione suina, vale a dire 200 milioni di animali. "Prima presentano sintomi come febbre, stanchezza, mancanza di appetito. Poi iniziano le emorragie interne", spiega l'esperto raggiunto dalla RSI.

La minaccia è seria, e la malattia è sempre più vicina alla Svizzera. Un focolaio s'è registrato in un allevamento di maiali in Polonia, vicino al confine con la Germania.

Allevatori molto preoccupati

Gli allevatori svizzeri di maiali sono molto preoccupati. "La malattia è molto contagiosa e non ci sono vaccini. Se un allevamento è contagiato vengono uccisi tutti gli animali", rileva Meinrad Pfister, presidente di Swissporcs, l'associazione mantello degli allevatori.

Aldilà della sofferenza per le bestie, la preoccupazione è finanziaria. La perdita degli animali è assicurata, ma un allevamento contaminato rischia di dover rimanere chiuso per vari mesi.

Un po' come le misure contro il coronavirus

Se la peste suina africana dovesse arrivare in Svizzera, sarà la Confederazione ad assumere il controllo della situazione e a prendere anche decisioni difficili. Proprio come con il coronavirus. L'analogia non piace a Lukas Perler dell'Ufficio federale di veterinaria, ma un parallelismo lo fa anche lui. "Se la malattia venisse importata, bisognerebbe prendere in considerazione un lockdown degli allevamenti suini per settimane, se non mesi". Le conseguenze sul mercato della carne di maiale indigena sarebbero importanti, secondo l'allevatore Meinrad Pfister.

Pericolo esseri umani

Uno dei veicoli di contagio sono i cinghiali. Carcasse infette vengono rinvenute regolarmente in vari paesi dell'Europa dell'est. I cinghiali sono la variabile più difficile da controllare, ma secondo l'Ufficio federale di veterinaria il veicolo principale è l'essere umano per il quale il virus della peste suina africana non è pericoloso. "L'importazione incontrollata di carne di maiale da regioni colpite è un problema. Anche allevatori che hanno contatti con vari allevamenti e scambiano animali possono trasmettere il virus", rileva il responsabile per la lotta alle epizoozie della Confederazione.

Cinghiali sotto sorveglianza

Per quanto riguarda i cinghiali in Svizzera è partito un monitoring. Ogni cinghiale morto viene analizzato e, se uno dovesse rivelarsi infettato, scatterebbe l'allarme. Le misure di lotta prevedono che nei boschi in cui si è registrato un focolaio non si potrà più cacciare ed effettuare lavori forestali, ma potrebbero essere vietate anche le attività sportive, così da non spaventare la popolazione facendola scappare portando il contagio in altre regioni. Se necessario, ma l'eventualità appare remota, le autorità potrebbero anche procedere a una riduzione intensiva della popolazione di cinghiali.

Misure del genere erano state prese a fine anni Novanta in Ticino per combattere la peste suina classica, una malattia comunque molto diversa dalla peste suina africana.

Per saperne di più

La pagina Peste suina africana (PSA) sul sito dell'Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria

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