Storia

I misteri delle 12 casse naziste

Dopo 84 anni riemergono in Argentina documenti del Terzo Reich. Si riapre un capitolo di storia oscuro, tra memoria, complotti e verità da svelare

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Il presidente della Corte Suprema de Justicia argentina, Horacio Rosatti, ha ordinato di iniziare una ricognizione degli archivi ritrovati.

  • Corte Suprema de Justicia
Di: Red. 

Sembrava un giorno qualunque alla Corte Suprema di Giustizia argentina, finché, durante i lavori per allestire un futuro museo, non è emersa una scoperta destinata a scuotere il mondo: un archivio nascosto, colmo di materiale legato al nazismo. L’annuncio ufficiale, dato il 9 maggio 2025, ha avuto un’eco immediata e internazionale, riportando alla luce uno dei capitoli più oscuri del Novecento in un contesto tutt’altro che marginale: l’Argentina.

Durante i lavori di rifacimento degli archivi sotterranei della Corte, sono state infatti rinvenute dodici casse contenenti migliaia di documenti risalenti agli anni ’30 e ’40. Materiale che – secondo quanto riferito dal Rabbino Capo dell’AMIA, Eliahu Hamra, informato tre mesi prima dell’annuncio ufficiale – sarebbe rimasto nascosto per circa ottant’anni, passando inosservato attraverso diverse generazioni di dirigenti dell’archivio.

Il tema, in Argentina, è particolarmente delicato: il rapporto con il nazismo rappresenta ancora oggi un tabù. In questo senso, Hamra ha confermato che la Corte Suprema ha scelto di affrontare la questione in modo trasparente, dichiarando la volontà di arrivare alla verità “costi quel che costi”. Di comune accordo, si è deciso di affidare l’intero fondo documentario al Museo dell’Olocausto di Buenos Aires, istituzione preposta alla conservazione e alla trasmissione della memoria della Shoah.

Cupola-Cabildo Buenos Aires

Cabildo, Buenos Aires.

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Jonathan Karszenbaum, direttore esecutivo del museo, ha confermato il valore storico eccezionale del materiale rinvenuto, composto da certificati sindacali tedeschi in Argentina e opuscoli di propaganda.

«[…] Può raccontare l’attività nel nostro paese, sia del partito nazista che dei sindacati, permettendo così di fare ulteriormente luce sul periodo pre-guerra, tra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Quaranta» ha dichiarato.

Insieme al rabbino Eliahu Hamra e alla storica e ricercatrice Marcia Ras, Karszenbaum è stato quindi convocato per esaminare le casse, alcune delle quali recavano impressi i timbri di uno champagne argentino – prodotto, ironia della sorte, da una famiglia di origine tedesca emigrata nel Paese proprio negli anni Quaranta.

Secondo Ras, il ritrovamento di questo materiale è stato non solo inaspettato, ma quasi “miracoloso”. Tra i documenti, spiccano centinaia di fotografie di propaganda, tra cui immagini di Hitler circondato da bambini, mentre scia o beve birra in compagnia. A colpire particolarmente, tuttavia, è stata la presenza di libretti di affiliazione al Deutsche Arbeitsfront – il Fronte tedesco del lavoro – ribattezzato nel 1939 Unión Alemana de Gremios: attestazioni che, fino a quel momento, erano conosciute solo in Germania e di cui nessuno sospettava l’esistenza in territorio argentino.

nave giapponese argentina
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Il carico tornato oggi alla luce, era giunto a Buenos Aires più di ottant’anni fa, trasportato dalla nave mercantile giapponese Nan-a-Maru salpata da Tokyo il 29 aprile 1941 e attraccata nella capitale argentina il 20 giugno dello stesso anno. A bordo, 83 scatole e sacchi contenenti materiale vario, inviati dall’ambasciata tedesca in Giappone a quella in Argentina. Un carico che destò subito sospetti nelle autorità portuali, tanto che fu sequestrato su ordine della Commissione d’Inchiesta sulle attività anti-argentine, attiva fra il 1941 e il 1943. E da quel momento se ne persero le tracce, fino ad oggi.

La scoperta riaccende dunque i riflettori su un capitolo poco conosciuto della storia argentina: quello dei legami con il nazismo. Come ricorda la storica Marcia Ras, l’Argentina fu una meta privilegiata dell’immigrazione tedesca, con un’importante comunità già presente nel Paese all’inizio del Novecento. Nel 1931, a Buenos Aires, venne fondata una sezione del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori: inizialmente contava appena 25 iscritti su circa 245.000 germanofoni residenti, ma dopo l’ascesa al potere di Hitler, nel 1933, i membri salirono rapidamente a 1.781; il consenso si allargò però ben oltre il nucleo ufficiale del partito, coinvolgendo anche numerosi simpatizzanti. Un episodio emblematico fu la celebrazione dell’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania nel 1938, organizzata al Luna Park di Buenos Aires davanti a una folla numerosissima, alla presenza di diplomatici e rappresentanti delle organizzazioni tedesche locali.

Oggi, il Museo dell’Olocausto di Buenos Aires conserva e racconta quella pagina della storia con percorsi multimediali che documentano la presenza nazista nel Paese durante gli anni Trenta. Tra le fonti in esposizione vi sono giornali come La Razón, che riportavano con inquietante regolarità notizie sulla persecuzione degli ebrei e articoli celebrativi del regime hitleriano. Una pagina dell’8 maggio 1937, ad esempio, titolava “La Germania risorge”, accompagnando l’immagine di Hitler con simboli nazisti e i ritratti di Rudolf Hess e Hermann Göring, figure chiave del Terzo Reich.

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Hermann Göring, capo della Luftwaffe dalla sua istituzione, fino al 25 aprile 1945.

Ma questo ritrovamento non è solo un tassello in più nella costruzione della memoria collettiva: è anche una chiave preziosa per comprendere il fitto intreccio tra il nazismo e l’Argentina nel corso del Novecento.

Secondo Daniel Santoro – giornalista investigativo e redattore giudiziario del quotidiano Clarín, che da anni indaga sui rapporti tra i due Paesi – le centinaia di tessere associative rinvenute, appartenenti al partito nazista argentino e al sindacato che lo sosteneva, dimostrano che la presenza nazista era radicata, organizzata e già attiva ben prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale.

Per questo, cresce l’attesa per la pubblicazione della lista completa dei cittadini argentini e dei tedeschi naturalizzati coinvolti con il nazismo, sia nel periodo precedente che durante il conflitto. Parallelamente, tornano a galla sospetti mai del tutto sopiti: secondo alcune ricostruzioni, parte dei fondi pubblici durante il governo di Juan Domingo Perón potrebbe essere stata utilizzata per finanziare la cosiddetta ruta de ratas, la rete clandestina attraverso cui molti criminali nazisti e le loro famiglie fuggirono dall’Europa per trovare rifugio proprio in Argentina.

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Sinagoga centrale di Buenos Aires.

Il ritrovamento delle dodici casse ha suscitato un impatto particolarmente forte nella comunità ebraica argentina, una delle più numerose al mondo. Per il Rabbino Eliahu Hamra, si è trattato di un momento di profonda risonanza identitaria: «ha ravvivato il sentimento di appartenenza e la volontà di sapere quale fu il ruolo dell’Argentina quando iniziò la Seconda guerra mondiale».

Ma non è solo una questione di passato. Questo evento, sottolinea Hamra, ha riacceso il bisogno di verità storica, di memoria condivisa, e ha riportato l’attenzione sull’urgenza di non dimenticare. Perché se l’Argentina di oggi è un Paese aperto e pluralista, la crescente diffusione dell’odio online e le ambiguità mai del tutto chiarite del passato rendono necessaria una vigilanza costante. Solo riconoscendo gli errori della storia, afferma il Rabbino, è possibile costruire una società realmente giusta e consapevole.

23:40

Nazisti e Argentina, una storia riscritta

Laser 24.06.2025, 09:00

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  • Gianluca Diana

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