La prima fase del processo a carico del 35enne austriaco accusato di aver assassinato Matteo Cantoregig si è conclusa a fine mattinata con la requisitoria dell'accusa. La procuratrice pubblica Valentina Tuoni non ha dubbi sulla colpevolezza dell'imputato per il quale ha chiesto una condanna a 17 anni di detenzione e l'espulsione dalla Svizzera. Perché assassinio? Perché a mente dell'accusa la colpa del 35enne è gravissima. Non solo ha colpito con grande violenza, con diversi pugni e calci la vittima, per motivi futili, "per dargli una lezione, per fargli capire chi comandava alla pensione La Santa", ma lo ha anche lasciato morire. Il 35enne ha infatti chiamato i soccorsi solo una ventina di minuti dopo il pestaggio e questo nonostante Matteo Cantoreggi (lo si vede chiaramente in un video mostrato in aula) era privo di conoscenza già quando è stato trascinato e abbandonato nella propria stanza dall'imputato. Insomma, per l'accusa il 35enne ha mostrato un disprezzo totale per la vita altrui, da qui l'accusa di assassinio.
La versione dell’imputato
Il 35enne austriaco, con un lungo passato di tossicodipendenza e diversi precedenti penali, ha invece sostenuto di non essersi reso conto subito delle condizioni disperate della vittima. Entrambi avevano bevuto e assunto medicamenti. Ha inoltre affermato non aver premeditato il pestaggio, di aver risposto a delle provocazioni. Ha dichiarato di essersi reso conto della gravità dell'accaduto solo dopo aver visto il video che vi summenzionato. "Oggi avrei agito diversamente" ha detto l’imputato in aula, che si è detto dispiaciuto per quanto è successo anche perché con Matteo Cantoreggi erano "quasi amici". Non era però la prima volta che i due venivano alle mani, quella settimana era già successo due volte, in un'occasione, pochi giorni prima del delitto era anche intervenuta la polizia.
La parola alla famiglia di Matteo Cantoreggi
Nel pomeriggio ha preso la parola l'avvocato Stefano Pizzola che rappresenta la famiglia di Matteo Cantoreggi, presente al processo con il padre, i fratelli, la nonna e la fidanzata. L'avvocato ha voluto precisare come i problemi di alcolismo della vittima non la rendano in alcun modo colpevole e neppure una vittima di serie B. In aula ha poi tematizzato un altro aspetto di questa vicenda che era emerso prepotentemente subito dopo il delitto: la convivenza alla pensione La Santa di persone con problemi di consumo di sostanze, che all'interno della pensione circolavano liberamente. Una convivenza esplosiva, che aveva già mostrato i suoi limiti con i pestaggi che erano avvenuti pochi giorni prima del dramma. Insomma, per l'avvocato della famiglia Cantoreggi quanto successo è avvenuto nel disinteresse generale.
Una vita in pensione, l'approfondimento
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