La trasmissione della TV svizzero tedesca SRF, Kassensturz, nell’edizione di martedì ha sollevato il caso di una turista ticinese di 75 anni, assicurata con il libretto ETI, che nel gennaio 2013 è deceduta nella località turistica egiziana di Hurghada, dopo che il servizio medico d’urgenza del TCS si è rifiutata di rimpatriarla.
L’associazione degli automobilisti aveva infatti giudicato il suo stato di salute “precario”. “Dal punto di vista medico”, si legge in una nota inviata alla redazione, “era verosimile che la paziente non sarebbe sopravvissuta al trasporto in Svizzera, cosa che purtroppo è poi accaduta”.
L’anziana due giorni prima era stata ricoverata con una forte tosse e vomito: in ospedale il suo stato peggiora rapidamente sino al punto che la ticinese subisce un arresto cardiaco e viene rianimata.
Confrontata con il rifiuto del TCS, la figlia della signora si rivolge quindi alla REGA che, sempre secondo quanto dichiarato a Kassensturz, nello spazio di poche ore decide che il trasporto è necessario. La donna è ormai da una settimana in ospedale. All’arrivo dei medici della Guardia aerea le sue condizioni sono critiche. Ciò però non impedisce di continuare le operazioni di rimpatrio perché, stando alla REGA, “la paziente in ospedale non poteva ricevere le terapie adeguate”. La donna morirà di lì a poco sul jet svizzero, non ancora decollato dall’aeroporto di Hurghada, per una crisi cardiopolmonare.
Secondo un esperto interpellato da Kassensturz, se la donna il secondo giorno fosse stata rimpatriata, sarebbe ancora viva. La vicenda è ora al vaglio dell’autorità giudiziaria.
Red. MM/SRF/AB/SP
La vicenda, che verrà approfondita venerdì sera da “Patti chiari” alle 21 su La1, solleva alcuni interrogativi immediati, che abbiamo girato a Renato Gazzola, portavoce per la Svizzera italiana del Touring Club Svizzero (TCS).
Cosa garantite ai titolari di un libretto ETI?
I servizi, che garantiamo, sono: le spese di annullamento di un viaggio, il rimpatrio in caso di incidente o malattia e questo sia via terra che via aerea, e l’assistenza in ogni momento per l’automobile e i passeggeri.
E l’assicurato, che dovesse trovarsi nel bisogno, come deve muoversi?
Deve contattare la nostra centrale d’allarme a Ginevra. Se è confrontato con semplici problemi amministrativi, è lo stesso ufficio ad occuparsene. Se invece il caso tocca aspetti medici, l’assicurato viene messo in contatto con l’ETI-Med, che è la nostra centrale medica attiva 24 ore su 24 a Ginevra. Quest’ultima aiuta chi è nel bisogno a trovare la soluzione migliore per curarsi. Questo sia dando delle informazioni riguardanti le strutture alle quali può rivolgersi nel paese nel quale si trova, che occupandosi di tutto il necessario in vista di un rimpatrio.
Essere assicurati garantisce in qualsiasi caso il rimpatrio?
La decisione su un eventuale rimpatrio viene presa dai medici a dipendenza delle condizioni del paziente. È possibile che, data la gravità della situazione, il paziente non sia immediatamente trasportabile. In questi casi si danno tutte le informazioni necessarie sulle terapie da intraprendere e questo discutendo sia con i medici sul posto che con il medico di famiglia e i famigliari. Sovente si attende un paio di giorni fin che il paziente si è stabilizzato e poi si provvede al trasporto in Svizzera.
La decisione, ci diceva, “viene presa dai medici”, ma concretamente di quali medici sta parlando?
La centrale medica del TCS, che decide dopo essersi consultata con i medici curanti sul posto e quello di famiglia.
Il fatto che un paziente si trova in un paese che non garantisce standard elvetici sul fronte della qualità delle cure entra in linea di conto per la decisione?
La situazione nella quale si trova il paziente viene valutata a fondo, sulla base di informazioni che il TCS reperisce facendo capo alla sua rete a livello mondiale di associazioni e tramite ambasciate svizzere sul posto. Fatte le debite riflessioni viene presa una decisione, che è sempre la più favorevole al paziente.
Ne deduco che le condizioni di salute del paziente vengono al primo posto?
È molto difficile trovare ospedali che garantiscano standard elvetici in determinati paesi. Si cerca in ogni caso di fare il massimo per far sì che il paziente rientri il più celermente possibile.
Gli aerei che si occupano del rimpatrio sono equipaggiati di tutto il necessario per trasportare pazienti in condizioni gravi?
Certo. L’intervento viene coordinato dalla clinica Hirslanden di Zurigo.