"Jagdzeit" significa stagione di caccia. Ed è proprio con una sorta di simulatore virtuale di caccia, un sistema di realtà aumentata, che Alexander Meier sfoga lo stress accumulato sul lavoro. È il responsabile finanziario di un'azienda svizzera attiva nel settore automobilistico, la Walser, con una lunga tradizione famigliare alle spalle e con solidi principi: trasparenza, sicurezza, stabilità. La situazione in ufficio inizia a cambiare quando un nuovo CEO, Hans-Werner Brockmann, arrivato dalla Germania, prende le redini dell'azienda.

Sabine Boss - regista molto nota al pubblico svizzero, attiva da una trentina d'anni con lavori di fiction televisiva e cinematografica - attraverso lo scontro tra questi due uomini ci parla anche dei cambiamenti in corso nel mondo del lavoro, dei mutamenti che hanno colpito anche alcuni tratti distintivi della mentalità svizzera nel campo del commercio e dell'economia. Valori una volta centrali che oggi sono stati messi da parte per stare al passo con scelte affrettate e votate al profitto.

"Platzspitzbaby" di Pierre Monnard parte invece da un capitolo buio della storia elvetica, quello della scena della droga nella Zurigo degli anni '80 e '90, per raccontarci una storia di crescita, un racconto di formazione, che vede contrapporsi una donna eroinomane alle prese con la disintossicazione e la figlia tredicenne, costretta a diventare adulta prima del previsto. Un film forte che dimostra quanto Pierre Monnard (molto apprezzato recentemente anche per il suo lavoro sulla serie tv "Wilder") sia uno dei nomi più interessanti tra i registi svizzeri contemporanei.