Monte Canino, Il Capitan della Compagnia, Dove sei stato mio bell’alpino… molti di noi hanno nelle orecchie (e nel cuore) questi canti: per averli cantati in prima persona, magari assieme agli amici, in famiglia o in compagnia, oppure per averli ascoltati da qualche vecchio vinile del Coro SAT, spesso presente nelle piccole discoteche delle nostre case. E proprio la diffusione dei moderni mezzi di riproduzione sonora ha contribuito in modo importante alla fama del leggendario coro trentino.
Questo accadeva nel secondo dopoguerra, soprattutto negli anni 60 e 70, quando il ricordo del conflitto 1939-45 era molto vivo e alcuni di quei canti potevano esser considerati rappresentativi di situazioni, stati d’animo, sentimenti in cui molti si potevano identificare. Senza contare il fenomeno della Resistenza, che anche da noi ha lasciato un segno importante, anche di vicinanza al popolo italiano, soprattutto prealpino.
In realtà il repertorio dei canti degli Alpini risale in gran parte a epoche precedenti, con particolare rilevanza del periodo della prima guerra mondiale: molti dei testi fanno riferimento a luoghi, persone, battaglie che hanno riguardato le Alpi del Nord Italia e le loro genti, con un coinvolgimento di grande intensità e partecipazione popolare. Da qui il forte potere di identificazione che questi canti portano dentro di sé, a partire dalle situazioni in cui si trovano i “protagonisti” per andare oltre, a raggiungere una dimensione umana (ed emotiva) più alta, più profondamente sentita. Una forza espressiva potenziata dalla dimensione collettiva, perché il cantare insieme rafforza il sentimento di partecipazione, di condivisione e dunque di appartenenza e di identità. Inoltre molti dei canti riescono a travalicare la dimensione narrativa e a collocare (magari nell’ultima strofa o con l’artifizio del coro “a bocca chiusa”) in primo piano gli aspetti più profondamente umani ed emotivi delle vicende.
In queste quattro trasmissioni nell’ambito di ”inTAVOLAture” Olivier Bosia e il suo ospite Giacomo Mascetti, insegnante e cantore, ci accompagnano in un piccolo itinerario attraverso alcuni di questi canti interpretati dalla formazione trentina, che è stata all’origine di un vero e proprio fenomeno artistico, sociale e culturale, molto radicato nell’arco alpino.
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