È conosciuto come ‘cimitero degli inglesi’, benché di proprietà della chiesa evangelica riformata svizzera di Firenze fin dall’acquisto del terreno nel 1827, e si tratta di un cimitero monumentale, patrimonio Unesco, che sorge su una collinetta un tempo fuori le mura cittadine, oggi al centro di una piazza centralissima, attorniata dal traffico delle auto. È "L’Isola dei morti " che il pittore svizzero Arnold Böcklin dipinse più volte, ispirandosi al paesaggio che vedeva dalla sua villa di S. Domenico a Fiesole, e che era anche il luogo dove sua figlia Beatrice era stata sepolta. Ma il cimitero, che ha come presidente Francesca Paoletti, d’origine bernese, non accoglie solo tombe di svizzeri illustri come Giovan Pietro Vieusseux, fondatore dell’omonimo Gabinetto, ancora oggi in funzione, che fu biblioteca e luogo d’incontro, frequentato dai grandi nomi della cultura europea. Lì sono sepolti, sotto tombe monumentali, uomini e donne che hanno fatto la storia del Romanticismo e dell’Ottocento, a cominciare dalla poetessa inglese Elizabeth Barrett Browning, protagonista di una travolgente storia d’amore, fino al predicatore americano abolizionista Theodore Parker, a pittori preraffaelliti come William Holman Hunt, scrittori come Walter Savage Landor… E a curare questo luogo di storia e di tolleranza, dove gli schiavi trovano sepoltura non meno che i loro padroni, una figura straordinaria di donna, Julia Bolton Holloway, 84 anni, già direttrice del Dipartimento di Studi Medievali all’Università del Colorado, già custode di Casa Guidi (la casa-museo dove vissero Elizabeth Barrett e Robert Browning nel loro soggiorno fiorentino), che ha restaurato gran parte del patrimonio artistico grazie al contributo dei Rom.
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