Bambini ebrei
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Lia Levi: "Così racconto il fascismo ai bambini e ai ragazzi"

di Elisabetta Jankovic

  • Keystone
  • 26.9.2019
  • 24 min
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  • Scienze umane e sociali

Quando il 18 settembre 1938 Mussolini emanò le leggi razziali, Lia Levi stava per compiere sette anni ed era una bambina ebrea.

Anzi era “una bambina e basta”, come sentenziò lapidaria la sua mamma.

E “Una bambina e basta” è anche il titolo scelto dalla scrittrice per la sua autobiografia, scritta cinquanta anni dopo quell' esperienza “drammatica, ma non tragica”, così come lei stessa la definisce.

Sfuggita in maniera fortuita alla deportazione e dotata di grande senso dell’ironia, Lia Levi è infatti riuscita a trovare, nelle decine di romanzi e racconti pubblicati da varie case editrici, una voce “leggera” e una chiave “delicata” per raccontare con franchezza e lievità la persecuzione degli ebrei.

Tra i tanti testimoni della Seconda Guerra Mondiale, la sua è una voce capace di parlare di fatti storici terribili ai ragazzi e addirittura ai bambini.

L’abbiamo incontrata nella sua casa di Roma, circondata da bigliettini, lettere e attestazioni di stima e gratitudine, regalati dai tanti studenti e studentesse incontrati dall’autrice nelle scuole.

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