Qualche anno fa la Pinacoteca Züst di Rancate ha dedicato una grande mostra al Rinascimento nelle terre ticinesi, curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, entrambi dell’Università statale di Milano, che per la prima volta affrontava l’argomento.
A quella fortunata mostra si è aggiunto ora un nuovo progetto, "Rinascimento nelle terre ticinesi 2. Dal territorio al museo", sempre curato da Agosti e Stoppa. Un progetto che si focalizza questa volta su opere d’arte del Quattro e Cinquecento che appartenevano alle chiese o agli edifici storici del nostro territorio e che per le ragioni più varie sono andate disperse nel corso del tempo.
C’è cosi la pala di Bernardino Luini ora in una chiesa della campagna inglese, o un trittico di Calisto Piazza che si trovava nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a Lugano diviso tra più proprietà e ricomposto per la prima volta da secoli, o ancora opere che hanno lasciato le loro sedi per approdare al Museo Nazionale svizzero di Zurigo.
Storie di passaggi di proprietà e di attribuzioni, spesso complicate e difficili da ricostruire dietro le quali sorgono quasi naturali le domande sulla preservazione del patrimonio del nostro passato, su come interrogare ciò che dal passato arriva fino a noi perché possa ancora raccontare qualcosa di quel passato, e più in generale sul senso stesso dell’istituzione museale e dei suoi compiti. Domande che questa settimana si pone anche "Voci dipinte" insieme ai due curatori della mostra di Rancate.
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