Il 2016 era stato l’anno dei Panama Papers, 5 anni dopo è il momento dei Pandora Papers. All’origine del voluminoso incarto – 12 milioni di documenti riservati – c’è di nuovo il Consorzio di giornalisti investigativi, che ha portato in superficie alcuni schemi di “ottimizzazione fiscale” applicato da decine di intermediari finanziari a favore di personalità dei mondi della politica, dell’economia, dello sport e dell’intrattenimento.
L’esito delle rivelazioni giornalistiche è lo stesso di 5 anni fa. Nonostante la crisi economica scatenata dalla pandemia, numerosi detentori di esosi patrimoni hanno optato per trasferire e a volte nascondere i loro averi nei paradisi fiscali ancora attivi nel mondo, attraverso operazioni offshore organizzate da intermediari finanziari. Quanto emerso ha rilanciato le polemiche anche in Svizzera: se da una parte i passi avanti in materia di trasparenza in ambito fiscale sono riconosciuti anche sul piano internazionale, dall’altra i documenti evocano nomi di fiduciarie attive nel paese, e pure in Ticino. E le novità sollevano anche interrogativi sull’arsenale di controllo e vigilanza degli attori finanziari attivi in questo genere di operazioni: solo qualche mese fa il Parlamento aveva infatti annacquato la revisione della legge sul riciclaggio di denaro. Ne parliamo con:
Paolo Bernasconi, avvocato e professore
Carlo Lombardini, avvocato e professore
Marina Carobbio, consigliera agli Stati Ps
Alex Farinelli, consigliere nazionale Plr
Intervista registrata a Vittorio Malagutti, giornalista investigativo
Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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