Torniamo sulla Human Library, la Biblioteca vivente, il progetto diffuso nel mondo e nato per promuovere il dialogo, ridurre i pregiudizi, rompere gli stereotipi e incoraggiare la comprensione tra persone di diversa età, genere, e background. Uno spazio in cui è possibile scegliere e “prendere in prestito” dei “libri viventi” e “leggere” - ascoltare - le loro storie. Si presenta come una vera biblioteca, con bibliotecari e un catalogo di titoli tra cui scegliere. Non ci sono scaffali però, ma libri in carne ed ossa. I libri viventi sono persone che si mettono a disposizione per raccontare e condividere esperienze personali. Libri quindi che offrono ai “lettori” storie di vita. Il progetto è stato presentato nel 2000 da un’associazione danese (Stop The Violence) e creata sette anni prima da un gruppo di ragazzi in risposta all’aggressione a sfondo razzista di un loro compagno. Lo scopo è proprio l’incontro, il dialogo. Da anni è un format riconosciuto dal Consiglio d’Europa come buona prassi, diffuso in tutto il mondo con successo. In Ticino è stato introdotto per la prima volta dall’Associazione Triangolo, per discutere e confrontarsi con una tematica complessa come quella della malattia. L’idea è la condivisione di un percorso, da parte di chi quell’esperienza l’ha attraversata, e ne è uscito.
In studio per parlarne, la psicoterapeuta e psico-oncologa Osvalda Varini, la coordinatrice Volontari Associazione Triangolo Giada Cometta Balmelli, e i due libri umani, Antonella Galli e Paolo Caverzasio
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