Calcio

Porte della speranza, le più profonde d'Europa

La Romareda, vecchia casa di tanti grandi campioni, reclama un primato assai curioso

  • 23.09.2022, 17:15
  • 23.06.2023, 23:42
Porta Saragozza

Dimensioni anomale

  • rsi.ch

dall'inviato a Saragozza Nicola Rezzonico

David Villa, Cafu, Fernando Morientes e Frank Rijkaard. O ancora i fratelli Milito (Diego e Gabriel), Edmilson, Fabio Coentrao, Jorge Valdano, Pablo Aimar, Roberto Ayala ed Andreas Brehme, senza dimenticare il portiere-bomber José Luis Chilavert. Vi è un preciso denominatore comune tra queste vecchie glorie del calcio mondiale, cui potrebbero aggiungersi - considerando i calciatori ancora in attività - nomi altrettanto autorevoli, come quello di Gerard Piqué: trascorsi, più o meno fortunati, nelle file del Real Saragozza. E ciò non deve sorprendere. Fondato esattamente 90 anni or sono, il club del capoluogo aragonese ha difatti alle spalle un nobilissimo passato, fatto di trionfi nazionali (sei Coppe del Re ed una Supercoppa spagnola) così come internazionali (una Coppa delle Fiere ed una Coppa delle Coppe). Trionfi che gli sono valsi l'onorevole 37a posizione nella classifica delle migliori compagini europee del XX secolo, stilata dall'IFFHS (la Federazione Internazionale di Storia e Statistica del Calcio) nel 2009.

Oggi, di tale epoca fulgida è tuttavia rimasto poco o nulla, se non un malinconico alone di nostalgia. Retrocessi nella lega cadetta al termine della stagione 2012-13, i Leoni sembrano aver perso la capacità di ruggire, accontentandosi di sguazzare nelle grigie acque di metà classifica. Ma qualcosa da salvare c’è, e per averne conferma basta chiedere ad Oliver Buff, Vullnet Basha, Rolf Feltscher o Simone Grippo, i giocatori elvetici recentemente transitati da queste parti. Cosa? La devozione del pubblico. Saragozza è una città che vibra per il pallone, oltre a saper attirare simpatie esterne. Lo testimoniano le cifre: un sondaggio nazionale eseguito nel 2007 designava infatti il Real come la settima squadra più seguita nel Paese. Inutile dunque specificare che domani sera, per la sfida contro la nostra rappresentativa, la Romareda indosserà l'abito da festa. Gli oltre 20'000 tagliandi disponibili hanno trovato un acquirente in 24 ore e poco più, legittimando la scelta della Federazione iberica.

In effetti, Saragozza e il suo stadio, il 12o più capiente di Spagna, non sono certo sede abituale della Roja. Nei propri 65 (appena compiuti) anni di vita, l'impianto ha ricevuto la Nazionale in sole quattro occasioni, di cui due - le ultime - tutto fuorché memorabili: 0-0 contro l'Austria nel 1985, 0-1 con la Grecia nel 2003. Le porte, sul fronte casalingo, rimarranno allora stregate anche stavolta? Non ci lamenteremmo, visto l'impellente bisogno di punti. Quelle porte, per noi (fermi ad un unico successo nei 24 scontri diretti), acquisiscono il significato metaforico di porte della speranza. E non sono mai state così lunghe da varcare. Sì perché la Romareda vanta una pretesa particolarissima: si troverebbero proprio qui, ben appariscenti, le reti più profonde d’Europa. Il tifoso è avvisato. Sa bene che dovrà indugiare quella frazione di secondo in più prima di vederle gonfiarsi. Sempre che l'attesa, attimo dopo attimo, non diventi infinita.

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Nations League, l'anomala profondità delle porte della Romareda (23.09.2022)

RSI Sport 23.09.2022, 17:27

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