“Agli esordi ero giovane e stupido, oggi sono molto più maturo”

Oggi è uno dei volti di punta della Nazionale di Patrick Fischer e, come dimostrato anche quest’anno, non delude mai le aspettative. Ma quando Kevin Fiala indossò per la prima volta la maglia rossocrociata, dalle nostre parti era praticamente uno sconosciuto. A soli 16 anni lasciò infatti la Svizzera per andare in Svezia ed è lì che nel 2014 avvenne l’esordio nel professionismo con la maglia dell’HV71. Un’avventura, quella scandinava, che ha forgiato il carattere del numero 22. “Ho imparato molto in quel periodo, soprattutto sull’ambizione e sulla cultura della vittoria - ha spiegato l’attaccante - In allenamento si dava sempre il 110% . Per fare un esempio, sugli scatti da 10 metri tutti correvano 11 o 12 metri. In Svizzera non appena l’allenatore girava lo sguardo si mollava”.

Quella di Herning è per Fiala la settima partecipazione ad un Mondiale, undici anni dopo l’esordio a Minsk nel 2014, anno in cui giocò anche le rassegne iridate U18 e U20. “Me lo ricordo bene quel Mondiale - ha detto il 28enne - C’erano leggende come Ovechkin e Jagr e per me era un sogno. Un’esperienza enorme considerando anche che era il mio terzo in pochi mesi. Sono molto diverso da allora. A quei tempi ero giovane e stupido, oggi sono decisamente più maturo”.

In Nordamerica il sangallese gioca da ormai tre stagioni con la maglia dei Los Angeles Kings. Ma se gli si chiede di scegliere fra il simbolo della Città degli Angeli Lebron James, la leggenda della patria dei suoi genitori Jaromir Jagr, oppure Andres Ambühl, Fiala non ha dubbi: “Scelgo Büehli. È unico quello che ha fatto per l’hockey svizzero, ha avuto una carriera incredibile e potrei parlarne bene all’infinito”.