Chip e referee dance, tutti in pista ai Mondiali

dall'inviato a Riga Federico Fiorito

C’è una sfida nella sfida in pista a Riga durante i Mondiali. Ed è quella encomiabile intrattenuta quotidianamente dagli speaker dell’Arena per scaldare il poco pubblico accorso sin qui alle partite, ad eccezione, ovviamente, di quelle della Nazionale di casa. E non è sempre facile far urlare le due tifoserie sparpagliate qua e là sugli spalti al grido di “make some noise”, o coinvolgere le coppiette con la kiss cam, eppure raramente il risultato è deludente.

E sta prendendo pian piano piede, contro ogni previsione, la referee dance. Seguendo i gesti del buffo arbitro proiettato sul cubo luminoso, come in estate si seguono le mosse dell’animatore del villaggio turistico, ci si può cimentare in questa sorta di Macarena dell’hockey. E come quella originale torna immancabilmente, e fa proseliti. Ne siamo certi, verso la fine della fase a gironi tutti riusciranno a ripetere la sequenza “passaggio con la mano-check alla testa-penalità differita-penalità di partita”. La serie “Time out-colpo di bastone-colpo con la punta del bastone-bastone alto” sembra invece facile, ma non è per tutti.

C’è infine una storia di dischi e microchip da raccontare. All’inizio di ogni sacrosanto periodo viene infatti ripetuto l’annuncio di restituire i puck di gara che dovessero finire sulle tribune proprio perché muniti di chip. In cambio gli steward della pista sono pronti a consegnare al fortunato tifoso una replica ufficiale fatta interamente di gomma senza diavolerie tecnologiche al suo interno. E con le difficoltà del mercato dei microconduttori la questione è più che comprensibile anche se il cimelio che ti porti a casa non è stato toccato dai bastoni dei tuoi beniamini sul ghiaccio. Ma rimane una domanda: che disco metteranno in bacheca Andrea Glauser, Marco Miranda (entrambi primo gol), Robert Mayer (primo shutout), Sven Senteler (prima apparizione) e tutti gli altri che hanno vissuto una prima volta a questo Mondiale?