Elvis Merzlikins tra dubbi e speranze

di Piergiorgio Giambonini

Inutile girarci attorno: anche negli Stati Uniti gli effetti devastanti di questa pandemia nelle scorse settimane erano stati sottovalutati dall’alto, da molto in alto anzi. Poi la situazione si è fatta però ogni giorno più drammatica. E ne sa qualcosa anche Elvis Merzlikins, confinato da un paio di settimane nel suo appartamento a Columbus, Ohio, una città fantasma da quasi un milione di abitanti. "In effetti ormai è tutto chiuso. Rimangono aperti solo i supermercati, ma anche lì sono sempre di più le cose che mancano, tipo la carne, rispetto a quelle che ancora trovi…".

A rendere tutto più difficile per Elvis e la sua compagna Aleksandra è anche la lontananza delle famiglie. Quella di lui è in Lettonia, quella di lei in parte in Ticino e in parte in Polonia, "e noi se dovessimo lasciare gli Stati Uniti dovremmo per forza separarci. Aleksandra ha il doppio passaporto, mentre io non ho quello svizzero e nemmeno il permesso di soggiorno, quindi potrei andare solo dai miei a Riga. Ma è una decisione difficilissima da prendere, perché non sappiamo nulla di come andranno avanti le cose, sia a livello di pandemia, sia sul piano sportivo e quindi professionale, calcolando oltretutto che se dovessi lasciare gli USA non saprei quando e se potrei poi tornarci…".

Ferma dallo scorso 11 marzo a una dozzina di partite dall’inizio dei playoff, la NHL segnala da una parte i primi casi di giocatori positivi al coronavirus, e dall’altra ipotizza comunque di concludere la stagione in piena estate. "Se ne parla, è vero, ma di concreto non c’è ancora nulla in nessun senso. Al momento abbiamo unicamente ricevuto dallo staff tecnico un piano di allenamento individuale a secco, ma non tutti hanno a disposizione una palestra "privata". Io per fortuna ne ho una nel palazzo dove viviamo e così cerco di tenermi in forma, perché per il resto posso uscire solo per portar fuori il nostro cane Koby. Insomma, aspetto le decisioni sia delle autorità che dei Blue Jackets”.