di Marcello Ierace
Stan Wawrinka è il più grande tennista svizzero di tutti i tempi. Coi suoi tre titoli del Grande Slam, conseguiti peraltro in tre tornei differenti, il vodese si iscrive a totale merito e senza alcun rischio di smentita nel novero dei più grandi sportivi che la storia elvetica abbia mai conosciuto. Scriveremmo queste frasi se, qualche anno prima del ragazzone di Saint-Barthélemy, non fosse nato un po’ più a nord un altro (poi) futuro tennista. Uno che, con il suo immenso talento e l’altrettanto smodata umanità, ha deciso di cambiare per sempre il volto del tennis, definendo, di fatto, un “pre” e un “post”.
Eh già, perché la massima sfortuna (o l’immensa fortuna, nessuno potrà mai davvero saperlo) di Stan sta proprio nell’essere coevo e connazionale del dio della racchetta. Quel Roger Federer che probabilmente – appunto, nessuno avrà mai risposta – ha tracciato una strada di gloria, sfruttata poi in scia dal losannese, ma ha anche, e inevitabilmente, in parte offuscato gli immensi trionfi dello stesso Wawrinka. Anche se – dimenticandoci per un attimo sua maestà RF – nessuno prima di lui si era mai nemmeno avvicinato a cotanta qualità tennistica e soprattutto a un palmarès di tale livello.
Ma è così. Il tennis ha avuto un “pre”Federer e avrà un “post”Federer e anche noi, nel cantare le lodi di Stan, stiamo qui ancora a ricordare la grandezza di Roger. Ed è un po’ peccato, perché, nel suo essere così umano, Wawrinka lo sentiamo forse un tantino più come uno di noi, rispetto all’inavvicinabile divinità renana. Uno che dopo aver vinto a Melbourne già pensava alla colossale sbronza da prendersi con gli amici. Uno che le racchette le spacca ancora. Uno che si veste un po’ così, che non è nemmeno sponsorizzato da una marca di grido. Uno che sa essere sporco e cattivo, che si annoia mortalmente durante le interviste e che non dice sempre le cose giuste. Che litiga con tutti, che ti fa arrabbiare perché gioca un game da fenomeno e uno da brocco e ti chiedi “ma perché?”. Uno che continua a battere Djokovic tenendolo così lontano dal record di 17 slam di Federer. E rieccoci a parlare di lui. Ma non fartene una colpa, Stan. Nel nostro cuore c’è abbondante spazio per tutti e due. E poi, quando carichi quel rovescio lì, siamo assolutamente certi che c’è tanto di divino anche in te.