«Flashover è il termine che identifica il momento di transizione tra un incendio in crescita e un incendio nella sua fase matura: la temperatura è uniforme, il fuoco ha raggiunto la totalità delle superfici disponibili, tutto brucia all’unisono.»
Mi chiamo Antonio Martignoni e studio italianistica all’università di Basilea. Vi consiglio di leggere Flashover: incendio a Venezia di Giorgio Falco pubblicato da Einaudi nel 2020. Giorgio Falco nasce nel 1967 e dal 2004 pubblica libri premiati da numerosi e prestigiosi concorsi italiani.
Flashover muove da un fatto di cronaca: il 29 gennaio del 1996 il Teatro La fenice di Venezia brucia. Ad appiccare il fuoco è stato Enrico Carella, con la complicità del cugino e dipendente Massimiliano Marchetti. Carella era in ritardo sulla consegna di alcuni lavori elettrici per la restaurazione del Teatro, per evitare di pagare la penale che le sue finanze non gli permettevano di saldare, decide di provocare un piccolo incidente sul cantiere: appicca un fuoco che si espande portando alla distruzione dell’intero edificio.
All’inizio il libro è un romanzo. Viene narrato un pomeriggio di marzo del 1995 in cui un giovane uomo lascia la laguna Veneziana per dirigersi presso un’autoconcessionale: acquista a rate una BMW. Quest’uomo conduce una vita al di sopra delle sue possibilità, una vita che coincide con l’immagine che ha di se stesso, ma non con le finanze di cui dispone. Quest’uomo è Enrico Carella, colui che un anno dopo darà fuoco alla Fenice.
A pag.9 la narrazione si conclude, e l’opera di Giorgio Falco si dispiega in quello che non è «né romanzo, né racconto, né saggio, né novella, né poesia: Flashover». «Da qui in avanti rinunci al romanzo» scrive l’autore (rivolto a sé stesso e al contempo a chi legge, a chi ascolta) «ti concentri sui fatti. Soltanto a pag. 185, poco prima della fine ci sarà un ritorno al romanzo: ma cosa succede fra questi due squarci di storia? Nel vero senso della parola Giorgio Falco apre il libro: ricostruisce e decostruisce una storia vera, viviseziona un’ossessione, si interroga sul denaro, sul suo potere seduttivo e distruttivo, smaschera un personaggio e ne ricava la maschera di tutti.
All’interno del libro è centrale la riflessione sui 3 minuti. 3 minuti è il tempo richiesto agli impiegati di Starbucks per servire caffé e dolcetti, è il tempo in cui un medicinale di Angelini promette di far passare il mal di testa da ciclo. 3 minuti è la durata di questa recensione. Dato alle fiamme, 3 minuti è il tempo che impiega un salottino del secondo Novecento a raggiungere il flashover irreversibile. Così scrive l’autore: «3 minuti è il fondamento dell’organizzazione capitalistica degli ultimi decenni, la manifestazione escatologica del nostro mondo e, fin dal primo libro che hai scritto, una delle tue ossesioni.»
Attraverso le fotografie di Sabrina Ragucci Giorgio Falco diventa personaggio del romanzo. Infatti lo scritto è intrecciato ad una serie di immagini che pur tracciando un percorso indipendente entrano in dialogo con il testo, ritraendone l’autore mascherato. Da queste immagini fiorisce un ragionamento su quello spazio infinitesimale che si pone fra la maschera, che tutti noi quotidianamente indossiamo, e il volto: lì, secondo l’autore, «succede qualcosa di significativo». È quello spazio infinitesimale che porta Enrico Carella a dare fuoco alla Fenice, che lo porta a scontare la sua giusta pena, che gli permette dopo il carcere di iniziare una nuova vita e diventare un professionista del verde… Il libro è ibrido ed eccede qualsiasi definizione perché coincide solo con sé stesso perché è esso stesso quello spazio infinitesimale. Nel suo scottante realismo, con il suo stile forte e mai compiaciuto, Flashover è uno strumento per capire il nostro passato e aprire una fessura verso il futuro.
Ed ora eccoci qui, 3 anni (e al contempo 3 minuti) dopo la pubblicazione del libro – inchiodati tra le fiamme incandescenti di un inferno bianco flashover.
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