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Il maestro di Vigevano - Lucio Mastronardi

Cosa resta da fare a un maestro nella capitale italiana della scarpa?

  • 08.10.2022
  • 4 min
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Ciao a tutti, mi chiamo Nicola e durante il corso di Letteratura contemporanea ho avuto modo di affrontare il filone della letteratura industriale, di cui vi presento un libro. Si intitola Il maestro di Vigevano di Lucio Mastronardi, riedito da Einaudi nel 2021 in una bellissima raccolta con gli altri due racconti ambientati a Vigevano: Il calzolaio e Il meridionale.

Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1962 (sempre presso Einaudi) e conobbe grande successo anche grazie al film del 1963 con Alberto Sordi. Il suo autore, Lucio Mastronardi, nato nel 1930 e morto nel 1979, di professione faceva anche lui l’insegnante. Il maestro di Vigevano parla di un docente delle elementari che deve confrontarsi con una società che sta rapidamente cambiando, anzi è già cambiata, e nella quale egli non si riconosce più. Quello che il romanzo ci spinge a chiederci è che valore abbia l’insegnamento in una società ormai capitalista, dove grazie al boom economico l’unico mito in cui tutti credono è quello che i dané fanno dané.

Il tema dell’istruzione e della sua adeguatezza è sempre attuale ai giorni nostri, quindi leggetelo se voleste farvi un’idea di com’era la situazione sessant’anni fa. Inoltre in questo libro potrete vedere uno spaccato della vita in una città industriale degli anni sessanta. Infine se credete che il denaro e il lavoro siano tutto nella vita questo libro potrebbe farvi cambiare idea.

La vicenda è ambientata nella Vigevano del boom economico e dell’industrializzazione, che da cittadina senza nulla di speciale diventa la capitale italiana della scarpa. La società viene quindi stravolta, con tutti i cittadini che abbandonano la propria professione per buttarsi nella produzione di calzature. Il protagonista è il maestro Mombelli, sposato con la moglie Ada e con un figlio di nome Rino. Il nostro maestro è un insegnante frustrato che non crede più nella scuola. Ad un certo punto la sua vita prende una piega sempre peggiore: vessato sul posto di lavoro, non rispettato dalla famiglia e con una fallimentare esperienza nell’industria della scarpa, il Mombelli diventa sempre più alienato.

Ho deciso di portare Il maestro di Vigevano perché nonostante abbia ormai sessant’anni è ancora in grado di cogliere vari aspetti della nostra società. Per iniziare il fatto che la Vigevano di Mastronardi sia popolata non da personaggi, ma a tipi, permette di riconoscere in essi le persone che ci circondano, anche quelle a noi più vicine. Inoltre il mutamento sociale fa sì che all’epoca, così come oggi, apparire sia più importante di essere. E così la piazza di Vigevano si riempie di novelli imprenditori con l’Alfetta, che si ritrovano con le mogli vestite di visone a fare aperitivo solamente per vantarsi dei guadagni che hanno fatto durante la giornata. Che dire infine del ruolo del maestro? Gli statali spesso non solo stentano ad arrivare alla fine del mese, ma devono inoltre subire le angherie dei propri superiori, schiacciati dalle gerarchie. Difficile insegnare e trasmettere conoscenza e cultura in un ambiente avverso, dove mancano i fondi e quando ci sono vengono spesi male (o addirittura in cose inutili). Accade anche spesso di trovarsi intrappolati tra le logiche dal sistema scolastico e le pressioni dei genitori degli alunni. Si pensa sempre ai costi economici dell’istruzione, senza mai pensare ai costi del benessere degli insegnanti, ai quali apparentemente non resta che rassegnarsi. Passati da un ruolo esemplare con un alto valore sociale all’interno della comunità, a delle semplici figure che devono produrre dei risultati all’interno di un sistema più grande. Tutto ciò è riassumibile in una frase pronunciata da Ada durante una discussione: «Prima di sposarti tutte le mie amiche mi dicevano: la Ada ha sposato un maestro!, con aria invidiosa. Ora dicono: povera Ada. Ha sposato un maestro!».

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