Cultura

La giusta distanza: quando ho conosciuto Bianca Pitzorno

La filosofia della serendipità: gli avvenimenti che succedono senza che tu li stia cercando, e che a volte si rivelano migliori della strada che avevi immaginato per te stessa

  • 23 aprile, 14:06
  • 23 aprile, 14:14
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Di: Carla Clavuot

Questa è una storia che comincia molti, molti anni fa. È la storia di libri letti con la pila sotto le coperte, di pomeriggi domenicali trascorsi raggomitolata sulla poltrona del salotto senza staccare gli occhi dalle pagine, di desideri segreti e personaggi che in qualche modo diventano più amici di quelli in carne e ossa. Comincia in Sardegna, dove sono cresciuta io ma anche dove è nata la protagonista. Continua in un appartamento nel centro di Milano, luogo in cui l’ho incontrata quasi trent’anni dopo aver letto per la prima volta uno dei suoi libri.

Perché di questa storia io sono solo la voce narrante. Nasce dalla penna di una delle scrittrici più amate del nostro secolo, Bianca Pitzorno. Una donna fuori dal comune in ogni senso possiate immaginare: ha percorso l’Italia a bordo di una Cinquecento rossa targata Sassari (targa, SS, che nella Milano sessantottina le procurò più di uno sfottò. Vallo a spiegare ai “continentali” che SS era una città del centro Sardegna e non una sigla nazista), ha scritto e prodotto programmi televisivi, ha fatto l’archeologa, il falegname, la giornalista. E una mente nutrita da mille esperienze partorisce altrettante epopee: Clorofilla dal cielo blu, che parlava di inquinamento e giardini pensili quando ancora nemmeno esisteva un movimento ecologista. Ascolta il mio cuore, che attraverso le sue eroine insegnava l’uguaglianza e l’importanza della scuola innanzitutto nell’educazione sociale. Extraterrestre alla pari, in cui si sollevava la questione del gender prima di qualunque discorso LGBT. E i romanzi della seconda Pitzorno, quelli per adulti, dove si raccontano storie di donne, di ingiustizia e di forza femminile con delicatezza e grande acume.

La prima regola per un giornalista è cercare la giusta distanza tra sé e il soggetto della storia, dell’articolo, dell’intervista. Trovandomi nell’appartamento di Bianca Pitzorno ero in seria difficoltà. Come raccontare la donna che ha popolato gran parte della mia vita di personaggi, temi e storie “mantenendo la giusta distanza”? È stato più facile del previsto.

Non esiste avere una vita noiosissima: se uno guarda dentro le persone, anche quelle che apparentemente sembrano noiose, finisce per trovare avventure interessantissime”. La sua, di vita, sicuramente non è stata noiosissima.

Bianca Pitzorno, classe 1942, una casa piena di libri, alle pareti le foto incorniciate, in bianco e nero, di bisnonni, genitori, fratelli e nipoti, ma anche Pierpaolo Pasolini, Che Guevara e Sigmund Freud, come fossero parte di un’ideale famiglia allargata. Capelli corti, trucco appena accennato, giacca di lana color porpora, un’andatura un po’ zoppicante a causa di un problema alla gamba. Il mio entusiasmo quasi la mette a disagio, anche perché sa che scaturisce dai libri di letteratura per l’infanzia, argomento del quale mi ha già detto che preferirebbe non parlare. Non ne parliamo, non ce n’è bisogno.

Mi racconta la sua infanzia, la giovinezza a Sassari, il fatto che si è laureata in lettere ma poi ha deciso di “buttare alle ortiche” il titolo di studio (e il lavoro già assicurato alle scuole medie di Sassari) per trasferirsi a Milano a fare cinema. Il viaggio nella mitica Cinquecento rossa, il Sessantotto e i movimenti culturali, l’aria che si respirava, piena di arte, di rivoluzione, di espressione personale. Il lavoro in RAI ottenuto quasi per caso dopo un colloquio con Paolo Grassi e Gianfranco Bettetini che “la trovano simpatica”.

Nella sua vita sono successe molte cose “per caso”: la serendipità è una filosofia per lei, gli avvenimenti che succedono senza che tu li stia cercando. E che a volte si rivelano migliori della strada che avevi immaginato per te stessa. Il tema dell’intervista, dopotutto, è proprio la fortuna, parola al centro della puntata di Cliché. Che cos’è la fortuna? Ognuno di noi potrebbe darne una definizione differente. “La fortuna è quello che non ti aspetti… in buono. Qualcosa che rende la tua vita migliore di quello che era prima di incontrarla” ci dice. Nel caso di questa storia, mia e di Bianca Pitzorno, è una definizione che mi sento di condividere.

La filosofia della serendipità

Cliché 13.03.2024, 21:55

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