Società

I mercatini di Natale: dalla tradizione all’overtourism

La situazione di Zurigo, dove affollatissimi (e piuttosto costosi) mercatini prosperano a pochi metri dalle file per il pane, è il simbolo delle contraddizioni elvetiche

  • Oggi, 12:00
Mercatino di Natale alla stazione di Zurigo

Mercatino di Natale alla stazione di Zurigo

  • IMAGO / Travel-Stock-Image
Di: Kappa / Sergio De Laurentiis / MrS 

Il periodo natalizio, tradizionalmente associato a raccoglimento e intimità, sta vivendo una trasformazione radicale. I mercatini di Natale, un tempo luoghi di atmosfera e tradizione, sono diventati il simbolo di un fenomeno in rapida crescita: l’overtourism.

Simona Sala riflette ai microfoni di Kappa: «Natale, come si sa, è il periodo dei mercatini. Che negli ultimi anni hanno vissuto un boom esponenziale un po’ dappertutto – anche alle nostre latitudini, ma soprattutto oltre Gottardo». Un fenomeno alimentato dai social media e dal passaparola, che ha portato a una situazione in cui l’atmosfera natalizia tradizionale viene sopraffatta dalla folla: «È difficile muoversi in quell’atmosfera per cui si cerca il mercatino di Natale, un’atmosfera di compostezza e raccoglimento, dove ci si dedica alla luce e al silenzio, o magari a dei canti… È completamente cancellata da questa enorme massa che si muove, e di cui si finisce inevitabilmente per far parte».

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Il mercatino di Natale di Lugano

Overturismo e mercatini di Natale

Kappa e Spalla 09.12.2025, 17:35

  • Ti-Press
  • Sergio De Laurentiis

Il mercatino diventa così un ulteriore ingranaggio della macchina del business natalizio: le città investono pesantemente in installazioni, luci e attrazioni, trasformando il periodo festivo in un’occasione commerciale di grande portata. «Si parla di appalti e di concessioni. A Zurigo si sta già pensando chi sarà l’organizzatore l’anno prossimo: ricchi premi e cotillons!».

Sala racconta di aver osservato a Zurigo, «il fulcro delle contraddizioni elvetiche», una scena che riassume perfettamente quelle legate alla commercializzazione delle feste natalizie: «Chi ha preso il treno il sabato sera verso le sei, e uscendo dalla stazione centrale ha rivolto lo sguardo verso l’Europaallee, avrà visto sicuramente questa vergognosa coda che si allunga di giorno in giorno sotto gli edifici di Google – e sappiamo quali sono, da quelle parti, gli stipendi e gli affitti – una fila di gente che va a prendere del cibo gratuito. A pochi passi dallo sfarzo, da questi bellissimi ristoranti, dai capannoni, dalle luci, dalla musica, c’è questa parte nascosta. La vede solo chi è sul treno, è la parte che non ce la fa ad arrivare alla fine del mese. La città è impietosa».

La giornalista riflette anche sul cambiamento del significato del Natale: «Mai come quest’anno mi sono accorta di come sia diventato un must andare ai mercatini, in maniera anche compulsiva, spendendo un sacco di soldi e riuscendo in realtà a fare poco».

Insomma, forse per il Natale 2025 è necessario fermarsi a riflettere sul fatto che la saturazione, l’overtourism stia in qualche modo influenzando tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana. «Possiamo sicuramente attingere ad altre fonti di intimità, di raccoglimento, magari attraverso delle letture o degli ascolti… forse, da farsi in casa. Almeno, lì ci si muove».

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