Piva e piffero: un viaggio sonoro tra Ticino e Appennini

Nascosta tra le pietre delle valli alpine e il fragore dei torrenti, la Valle Maggia custodisce un tesoro straordinario: affreschi che raffigurano la piva, antico strumento musicale capace di unire il profano al sacro. Da qui prende avvio un viaggio affascinante che ci conduce dalle valli del Ticino fino agli Appennini settentrionali, seguendo il filo sonoro della piva e del piffero.

Nelle chiese di Santa Maria in Campagna a Maggia, di Cevio e di Campo Vallemaggia, affreschi cinquecenteschi e settecenteschi testimoniano la presenza della piva nella cultura locale. Queste immagini non sono solo opere d’arte, ma veri e propri documenti storici: raccontano di un uso rituale e comunitario dello strumento, inserito nella vita religiosa e quotidiana delle popolazioni alpine.

Il viaggio prosegue oltre confine, al Museo della Musa di Groppello Cairoli (Pavia), dove incontriamo Daniele Bicego, musicista e ricercatore che ha ricostruito la piva ticinese partendo proprio dagli affreschi delle chiese svizzere, restituendo voce e forma a uno strumento dimenticato.

Nelle terre delle Quattro Province - Piacenza, Pavia, Alessandria e Genova - la tradizione del piffero e della piva è ancora viva e pulsante. Qui, musicisti come Stefano Valla e Daniele Scurati custodiscono e rinnovano questo patrimonio musicale, raccontando l’evoluzione delle pratiche esecutive: dalla piva come accompagnamento originario del piffero, fino alla progressiva affermazione della fisarmonica.

Questo viaggio sonoro rivela come piva e piffero non siano soltanto strumenti musicali, ma veri e propri ponti tra passato e presente: un soffio continuo che attraversa le montagne, unisce comunità diverse e racconta, ancora oggi, l’anima profonda del territorio.