Arte e Spettacoli

Arnaldo Pomodoro: addio al maestro delle forme spezzate

Una vita lunga quasi un secolo, dedicata alla scultura come forma di pensiero e di visione 

  • Oggi, 15:37
Arnaldo Pomodoro
  • RSI
Di: Lorena Pianezza 

Arnaldo Pomodoro si è spento domenica 22 giugno, nella sua casa di Porta Ticinese a Milano, a poche ore dal compimento dei 99 anni. «Un’ora e mezza prima del compleanno» — ha raccontato la nipote Carlotta Montebello, direttrice della Fondazione Arnaldo Pomodoro — «ci ha lasciati serenamente, dopo una vita colma di soddisfazioni e riconoscimenti in tutto il mondo. Diceva spesso di essere stato fortunato, consapevole che non a tutti gli artisti è concesso il privilegio di essere celebrati già in vita».

Consapevolezza, arguzia e una sottile ironia: tratti che emergono nitidamente anche da un’intervista di Cult Tv del 2014, realizzata nel suo atelier milanese e oggi parte preziosa dei nostri archivi.

08:08

Intervista ad Arnaldo Pomodoro

RSI Cultura 25.06.2025, 15:26

  • RSI
  • Simona Ostinelli, Giotto Parini
La nascita di uno stile inconfondibile

Nato nel 1926 a Morciano di Romagna e cresciuto a Pesaro, Pomodoro si trasferisce a Milano nel 1954. La sua ricerca artistica prende avvio negli anni Cinquanta con altorilievi che evocano antiche tavolette, papiri e incisioni cuneiformi: superfici incise, graffiate, attraversate da geometrie simboliche che trasformano la materia in un campo archeologico e dinamico.

È nei primi anni Sessanta che affronta la tridimensionalità, dando vita a sculture ispirate alla geometria solida: sfere, dischi, piramidi, coni, colonne, cubi. Il bronzo diventa il suo materiale d’elezione, rendendo immediatamente riconoscibili le sue opere. L’esterno, levigato e perfetto; l’interno, caotico, tecnico, organico: una potente metafora plastica del contrasto tra apparenza e sostanza, cifra stilistica che lo accompagnerà per tutta la carriera.

In quegli stessi anni la sua amicizia con Lucio Fontana lo porta ad aderire, assieme ad altri, al gruppo informale Continuità, un momento di ricerca fondamentale per affinare la sua cifra stilistica.

Nel 1966, l’Expo di Montreal gli commissiona una sfera monumentale: è l’inizio di una lunga serie di opere collocate in luoghi simbolici del mondo — dai Musei Vaticani a New York, da Parigi a Dublino, da Brisbane a Los Angeles. Parallelamente, Pomodoro intreccia un legame profondo con il teatro, firmando scenografie per tragedie greche, melodrammi e opere contemporanee

.La sua fama cresce costantemente, portandolo a esporre in Europa, Stati Uniti, Australia e Asia. Ma è sempre a Milano che Arnaldo Pomodoro fa ritorno, considerandola il suo centro vitale. In via Vigevano 3, dove nel 1968 acquistò il suo primo laboratorio, ha costruito un universo personale, ampliando progressivamente lo spazio ogni volta che si liberava un locale adiacente. La città porta impressi i segni della sua arte: dal celebre “Disco Grande” in piazza Meda alla Sala delle Armi del museo Poldi Pezzoli, fino al visionario Labirinto di via Solari.

L’arte di Pomodoro è spaziale, ambientale, immersiva. Pomodoro desidera che le sue opere siano attraversate, esplorate, vissute. Vuole che lo spettatore si smarrisca al loro interno, trasformando l’osservazione in esperienza. Questa visione trova la sua massima espressione in “Ingresso nel Labirinto”, un’installazione ispirata all’epopea di Gilgamesh. Più che una scultura, è un viaggio mitico, una soglia esistenziale che coinvolge corpo e mente.
Proprio il Labirinto è stato recentemente riaperto dopo un delicato intervento di manutenzione.

06:25

Il labirinto di Arnaldo Pomodoro

RSI Cultura 27.04.2025, 15:00

  • RSI
  • Lorena Pianezza e Edoardo Nerboni
Fondazione Arnaldo Pomodoro

Nel 1995, ha fondato la Fondazione Arnaldo Pomodoro, con l’intento di custodire e diffondere la sua opera, ma anche di promuovere il dialogo tra le arti e le nuove generazioni. Dopo le prime sedi a Rozzano e via Solari, oggi la Fondazione ha trovato casa in via Vigevano 9, accanto allo studio e all’archivio dell’artista. Le sue attività si sono ampliate nel tempo: mostre, premi, progetti didattici, un catalogo ragionato online e un impegno costante nella valorizzazione della scultura contemporanea.

Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro, il mondo dell’arte perde una delle sue voci più lucide e visionarie. Ma resta un’eredità immensa: non solo le opere disseminate nelle piazze e nei musei del mondo, ma anche la coerenza di un pensiero che ha saputo guardare al futuro con instancabile energia creativa.

Quanta strada ho fatto, sono sorpreso io stesso, poi mi dimentico, ma intanto rimane questa sorpresa, ma è una reazione strana che provo. Non posso dire che me ne vanto, no. È una cosa un po’ così, sono così.
Morirò insoddisfatto, insomma, però a posto, con la coscienza a posto. 

A. Pomodoro

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