Quando entriamo nello studio di Elisa Baudino, lo studio è già tutto pronto per l’intervista: sgabello al centro, sfondo piazzato, luci regolate. Lei, fotografa professionista dal 2018, lavora così: con cura estrema per i dettagli. I suoi clienti, che spesso le commissionano ritratti o shooting di prodotti artigianali, studiano con lei varie possibilità di storytelling, che poi Elisa traduce in realtà partendo da un accurato utilizzo delle luci. Tramite uno speciale software la fotografa può progettare il loro posizionamento su computer; poi, durante la sessione fotografica vera e propria, può visionare e correggere i suoi scatti al momento grazie a un cavo che collega la camera a quello stesso computer. È un flusso di lavoro high-tech che Elisa apprezza per il grado di controllo che le permette di avere. La sua passione per le tecniche fotografiche più all’avanguardia l’ha portata anche a sperimentare con l’intelligenza artificiale, che ha integrato all’interno dei suoi scatti in un progetto personale intitolato “Silent feelings”.
Ma la fotografa non si ferma alla pianificazione e alla pura tecnica. Quello che accade durante lo shooting, infatti, è sempre in qualche modo imprevedibile e lascia spazio a una creatività più spontanea. E, a testimonianza di quanto Elisa si trovi a suo agio con la spontaneità, c’è l’altra grande parte del suo portfolio, quella della fotografia analogica. Di questa tecnica, ci dice, apprezza particolarmente il fatto che non sia davvero replicabile in digitale, così come il fatto che il risultato finale rimane un mistero fino alla fine, quando si sviluppa il rullino.
A fare da trait d’union tra questi due grandi poli c’è sempre lei, con il suo personalissimo gusto estetico e la volontà di catturare l’essenza delle emozioni per farle risuonare in chi guarda.