Vent’anni dopo la scomparsa di Harald Szeemann, uno dei curatori più visionari del Novecento, la Fondazione Monte Verità gli rende omaggio presentando in anteprima il libro Pretenzione Intenzione – Objects of Beauty and Bewilderment from the Archive of Harald Szeemann (Edizioni Patrick Frey, 2025). Nella stessa occasione viene inaugurata, a Casa Selma e Casa dei Russi, la mostra degli oggetti enigmatici rimasti alla famiglia dopo la chiusura della Fabbrica Rosa, l’archivio di Harald Szeemann.
Monte Verità, 19 luglio 2025
Auditorium, ore 17:30: Presentazione del volume. Introduce Nicoletta Mongini, direttrice cultura della Fondazione Monte Verità. Intervengono Una Szeemann, Hayat Erdoğan e Michele Robecchi.
Casa Selma, Casa dei Russi, ore 19:00: Inaugurazione dell’esposizione
L’esposizione, a ingresso libero, resta aperta fino al 31 agosto.
Il progetto che ha dato origine origine al libro e alla mostra nasce da un lavoro di riscoperta di Una Szeemann, figlia del celebre curatore e artista a sua volta. Da sempre affascinata dagli oggetti enigmatici custoditi dal padre nella Fabbrica Rosa di Maggia – la storica casa-archivio di Harald Szeemann e atelier della madre, l’artista Ingeborg Lüscher – Una ha voluto restituire nuova vita a questi frammenti di memoria.
Una Szeemann seleziona gli oggetti collezionati dal padre
Curato da Una Szeemann insieme a Michele Robecchi e Bohdan Stehlik, con Elsa Himmer e la grafica di Guillaume Mojon, il volume Pretenzione Intenzione si distingue per un approccio intimo e originale. Si discosta infatti dalle tradizionali analisi accademiche e biografiche per addentrarsi in un universo immaginativo, dove ogni oggetto diventa un punto di partenza per raccontare, evocare e riflettere sul pensiero curatoriale di Szeemann.
Il Museo delle Ossessioni
Al centro del libro vi è una selezione di oggetti provenienti dal “Museo delle Ossessioni”, una collezione privata che rifletteva l’universo interiore di Szeemann. Questo museo immaginario trovava una sua espressione concreta nella Fabbrica Rosa, la casa dove il curatore – noto per il suo instancabile spirito di ricerca e raccolta – custodiva un’infinità di materiali: opere d’arte, fotografie, lettere, cataloghi, ma anche reliquie effimere, frammenti di vita e di pensiero.
«L’archivio di mio padre era un mondo a parte», racconta Una. «Era molto caotico, però in questo caos c’era un ordine molto chiaro. Aveva una metodologia estremamente precisa, ogni spazio aveva la sua funzione. C’erano oggetti, opere d’arte che formavano come una specie di scrigno. E ogni volta che qualcuno voleva lavorare con lui, Harald diceva: Questa è la maniera in cui faccio esposizioni».
Dopo la sua scomparsa, gran parte dell’archivio è stata acquisita dal Getty Research Institute di Los Angeles, mentre i materiali legati a Monte Verità sono oggi conservati presso l’Archivio di Stato del Canton Ticino. Tuttavia, alcuni oggetti sono rimasti fuori da ogni catalogazione. Privi di contesto, di spiegazione, di provenienza certa, sono stati custoditi dalla famiglia, e oggi questi oggetti, diventano protagonisti di un’indagine poetica e visiva.
Non è la prima volta che questi oggetti tornano a parlare. A cavallo tra luglio e agosto 2015, proprio nella Fabbrica Rosa, fu allestita una prima mostra-evento, pensata per rievocare un’ultima volta – prima che la casa fosse destinata a nuove funzioni – il ruolo centrale che questo luogo ebbe nella vita e nel lavoro di Harald Szeemann. Per oltre trent’anni, la Fabbrica Rosa fu non solo il suo studio, ma anche il cuore pulsante di una visione curatoriale che ha rivoluzionato il modo di concepire le esposizioni.
Gli oggetti enigmatici di Harald Szeemann
RSI Cultura 18.07.2025, 17:00
Interpretazioni d’autore
Gli autori del volume – Hayat Erdoğan, Simone Lappert, Raimundas Malašauskas, Michele Robecchi, Una Szeemann e Michael Taussig – si confrontano con questi oggetti come con enigmi da decifrare. Il loro approccio è multidisciplinare, come avrebbe voluto lo stesso Szeemann: antropologico, artistico, meditativo. Ogni autore offre una lettura personale, trasformando opere d’arte e cianfrusaglie, fotografie e reliquie kitsch, immagini sacre e bronzi, in storie dense di significato.
Come spiega Una: «Trovavamo interessante (…) dare a questi oggetti, che hanno una forza incredibile, una nuova storia, perché la persona che ce la poteva raccontare non c’è più».
Un mondo di bellezza e stupore tradotto nella dimensione visiva dalle bellissime fotografie in bianco e nero di Bohdan Stehlik.
Con Pretenzione Intenzione, Una Szeemann ci invita a esplorare l’ignoto con lo sguardo curioso e visionario che ha sempre guidato suo padre. Un omaggio affettuoso e profondo, che è anche un atto di interpretazione e di trasmissione.
Harald Szeemann
Tra le righe 16.07.2025, 14:00
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