Arte

Impressionismo: “da epiteto a vessillo”

Era il 15 aprile 1874 quando in Boulevard des Capucines a Parigi si apriva la prima mostra di pittori riuniti intorno a Claude Monet, noti in seguito come “impressionisti”

  • 15 aprile, 11:36

Dipingere l’aria

Voci dipinte 14.04.2024, 10:35

  • Wikipedia
Di: Emanuela Burgazzoli

“Ah fu un giorno duro quando mi arrischiai a visitare la prima esposizione del Boulevard des Capucines insieme a Joseph Vincent paesaggista allievo di Bertin premiato con medaglia e decorato da vari governi. L’imprudente ci era venuto senza pensar male: credeva di vedere della pittura come se ne vede dappertutto, buona e cattiva, più cattiva che buona, ma che non attentasse al buon costume artistico, al culto della forma e al rispetto dei maestri. Ah la forma! Ah i maestri! Non ce n’è più bisogno, vecchio mio, abbiamo cambiato tutto”.  È un brano tratto dall’ormai celebre articolo che riportava un dialogo fra il critico Louis Leroy e il paesaggista Joseph Vincent apparso sulla rivista Chiarivari del 25 aprile 1874 a pochi giorni dall’inaugurazione della prima mostra di un gruppo di pittori che intendeva superare le tecniche della pittura accademica e i temi tradizionali della storia, della mitologia e del sacro per ritrarre la “vita moderna”.

Quella prima mitica mostra raccoglieva 165 opere di 31 artisti; fra questi figuravano i nomi di Monet, Renoir, Cézanne, Degas, Pissarro, Berthe Morisot, Sisley. Tra i dipinti esposti, che suscitano le dure reazioni dei critici, anche “Impression, Soleil levant” di Monet, che il pittore aveva dipinto a Le Havre e divenuto il vero e proprio manifesto del movimento: un dipinto che rivoluziona la pittura, eliminando le convenzioni di atelier, come la prospettiva, e il “sentimento della natura”. Nella pittura “impressionista” i colori diventano luce, elementi che costruiscono l’opera. Ma il pubblico vedeva in quei quadri una pittura non rifinita, abbozzata, caricaturale, tanto che affolla le prime mostre per riderne. Mentre la critica ufficiale – come Albert Wolff su Le Figaro - stronca quei pittori, accusandoli di “completa assenza di una educazione artistica”.

Gli artisti che vi avevano preso parte era un gruppo più numeroso rispetto all’originario gruppo di Batignolles che dal 1869 era solito ritrovarsi al Café Guerbois (in rue des Batignolles, appunto), attorno allo scrittore Emile Zola, al fotografo Nadar e al pittore Edouard Manet, autore quest’ultimo di quello che è considerato il manifesto ante litteram dell’Impressionismo “Le déjeuner sur l’herbe” del 1868, ma che non parteciperà alla prima mostra: all’invito di Degas Manet aveva risposto seccamente “non mi lascerò mai coinvolgere dal signor Cézanne”.

Gli antagonismi personali e le difficoltà finanziarie che affiggono molti dei pittori indipendenti (come Monet) contraddistinguono tutta l’avventura impressionista che si esaurirà nel giro di pochi anni: l’ultima e ottava mostra risale infatti 1886. Quasi tutte sono organizzate per iniziativa degli stessi artisti, tranne gli ultimi anni quando le cose sono prese in mano direttamente da Paul Durand-Ruel, il gallerista e mercante d’arte che aveva scommesso su quei pittori “révoltés” che proponevano una pittura in controtendenza e rifiutavano il sistema dei Salons ufficiali di pittura. Anche se alcuni di loro continueranno a presentare le loro opere anche ai Salons, sperando di ottenere riconoscimenti e onori.

Riconoscimenti che si faranno attendere in Europa, così come il successo commerciale, che negli Stati Uniti invece è immediato; sarà infatti Durand-Ruel, ormai in bancarotta, che sbarcato a New York nel 1886 con decine di casse di dipinti degli Impressionisti riuscirà a venderle tutte. Una figura importante Durand-Ruel, che in vent’anni aveva acquistato dai suoi artisti migliaia di opere e trasformato radicalmente il mercato dell’arte, ponendo le basi dell’attuale sistema galleristico.

Nel frattempo il gruppo si era sfaldato; ognuno si sforzava di cercare la propria strada in autonomia; Cézanne e Renoir, impressionisti della prima ora, avevano vissuto una sorta di “crisi” che li aveva spinti a lasciare Parigi e a sperimentare, tracciando nuove traiettorie che avranno un’influenza decisiva sulle Avanguardie di primo Novecento – come il Cubismo - da Picasso a Derain, da Matisse a Modigliani. L’ultima stagione di Monet – con la serie sui Covoni e il ciclo delle Ninfee – arriva sulle soglie dell’astrazione, e suscita l’ammirazione di pittori come Kandinsky.  L’avventura degli Impressionisti si era conclusa, ma la rivoluzione pittorica che avevano avviato – rivoluzione del colore e della luce – era solo agli inizi.

L’impressionismo alla radio: “due chili di blu”

Per raccontare l’epopea di uno dei movimenti artistici più famosi al mondo e la storia di alcuni capolavori oggi amati e riconosciuti, Rete Due trasmette la serie originale Due chili di blu (il titolo è tratto da una citazione di Cézanne) in dieci puntate, in onda ogni domenica nell’ambito della trasmissione Voci dipinte, a partire dal 14 aprile e fino al 16 giugno, curata dalla storica dell’arte Susanna Gualazzini.

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