La Mostra internazionale di architettura di Venezia, giunta alla sua 19.esima edizione, presenta per la prima volta, nelle sue sedi dei Giardini, dell’Arsenale e di Forte Marghera, oltre 300 contributi da più di 750 partecipanti; non solo architetti, ma anche ingegneri, matematici e climatologi, filosofi e artisti, chef e programmatori, scrittori e intagliatori del legno, agricoltori e stilisti, e molti altri professionisti e professioniste. Perché, secondo il suo curatore, Carlo Ratti, l’architettura deve attingere a molteplici forme di intelligenza: naturale, artificiale e collettiva.
Nel Novecento l’architettura è stata spesso associata alla figura dell’architetto-eroe, che plasma da solo intere città. Oggi invece viviamo un momento di profonda trasformazione: l’approccio collaborativo emerge con forza.
Carlo Ratti, Architettura Open Source reloaded. Verso una progettazione aperta, Einaudi, 2014
Quella curata dall’architetto italiano Carlo Ratti - uno dei dieci studiosi più citati a livello internazionale nel campo della pianificazione urbana - è una Biennale architettura che pone certamente al suo centro l’architetto e la sua disciplina, a cui affiancare tutta una serie di figure provenienti da altre discipline. Il suo approccio programmatico transdisciplinare appare chiaro fin dal titolo di questa edizione: Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva.

Carlo Ratti, curatore della Biennale architettura 2025 - Arsenale Venezia
Una metodologia curatoriale che ha preso avvio da un Manifesto di economia circolare e da una open call che invitava alla partecipazione sulla base di quei principi. Il risultato è una delle selezioni più vaste mai viste in Biennale (300 contributi e più di 750 partecipanti). Una edizione un po’ troppo ricca, qualcuno ha dichiarato, ma che risponde all’intento di dare perfettamente conto della complessità del tema affrontato e per passare dalla mitigazione all’adattamento ad un pianeta irreversibilmente segnato dall’Antropocene. Una visione sviluppato dalla direzione di Carlo Ratti.
Nella città immaginata da Carlo Ratti coesistono in modo armonico tecnologia e natura. Concepita come un organismo vivente, comprende diversi tipi di intelligenza che sono il codice per poterla comprendere. Ovvio allora che l’architetto e la sua disciplina, che pur mantiene un ruolo centrale, non bastino più. A fianco dell’architetto compaiono tutta una serie di figure chiamate a collaborare insieme. Un nugolo di figure transdisciplinari in cui non mancano creature vegetali e animali, oltre a diverse forme di intelligenza artificiale.
Voci Dipinte ha incontrato due autori che espongono a Venezia: Davide Macullo, che con il padiglione Albania propone a Venezia alcuni dei suoi ultimi progetti, e con Sofia Boarino, architetta, artista sonora e ricercatrice.

Davide Macullo, Vet Hospital Tirana
Davide Macullo è un architetto ticinese. A lungo è stato responsabile dei progetti internazionali nello studio di Mario Botta. Dal 2000 dirige un suo studio, attivo internazionalmente. Ha ricevuto prestigiosi e negli ultimi anni ha molto lavorato in Albania, dove ha da poco inaugurato anche un nuovo ospedale veterinario che è il più grande dei Balcani. Davide Macullo porta al Padiglione Albania alcuni dei progetti curati dal suo studio.
La Biennale di Ratti mette in gioco un sacco di domande ed è una Biennale stupenda, nella quale io mi riconosco perché si preoccupa di mettere al centro l’uomo. [...] Io credo che la rivoluzione sia possibile, che il ruolo delle accademie debba contribuire a lasciar nascere le individualità. Tema anche della Biennale, ma anche tema di questa ripresa dei concetti della Biennale in un territorio vasto come l’Albania e che si preoccupa di questi temi in modo reale.
Davide Macullo

Sofia Boarino, Sound Green Fall
Sofia Boarino è una architetta, ricercatrice e un’artista sonora che indaga le connessioni tra suono, spazio e percezione e coltiva in particolare un interesse per le neuroscienze applicate all’architettura e all’arte. Ha studiato a Mendrisio e a Lima, ha collaborato in studi internazionali, ha vinto dei premi per progetti innovativi tra architettura e musica. Attualmente vive e lavora a Zurigo e anche lei ha risposto, come Davide Macullo, alla open call di Carlo Ratti. È presente alla Biennale 25 con un suo progetto dal titolo Sound Green Fall.
“Sound Green Fall” significa letteralmente “cascata di suoni verdi” ed è un’installazione sonora. È anche un dispositivo scientifico che praticamente suona una serenata alle piante e all’uomo e lo fa basandosi su dei principi scientifici di bio-acustica che vengono applicati alla biologia. In questo caso sia umana, che delle piante. E praticamente si tratta di un progetto che veramente vuole creare un’interconnessione una riflessione sull’uguaglianza e la risonanza biologica che avviene tra piante e uomo e fa questo creando uno spazio immersivo creato da lastre di metallo che sono inserite nel terreno vibrano e risuonano delle frequenze particolari che ho testato insieme a un team meraviglioso di scienziati che si occupano sia di neuroscienze che di biologia e botanica. Uno spazio immersivo acustico molto potente che dà beneficio alle piante, in particolare alla pianta di Menta Collegium, facendola crescere in modo più rigoglioso e più felice e dall’altro lato stimola anche il nostro sistema neurofisiologico, quello umano, creando un’attivazione delle onde alfa del cervello, specialmente nel Default Mode Mechanism, che è quello responsabile dei processi cognitivi più profondi e del rilassamento. Quindi un vero inno alla risonanza tra il sistema biologico delle piante quello dell’uomo.
Sofia Boarino
Biennale Open Source
Voci dipinte 15.06.2025, 10:35
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Intelligens. Natural. Artificial. Collective. La Biennale architettura a Venezia
Alphaville 18.06.2025, 11:45
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