Mostra d’arte

Silenziosamente, tra ombra e luce

Parigi rende omaggio a Georges de La Tour, il grande maestro del Barocco francese, celebre per le scene notturne illuminate da una candela

  • Oggi, 12:00
Georges de La Tour (1593-1652) Le Nouveau-Né, 1645

Georges de La Tour (1593-1652) Le Nouveau-Né, 1645

  • © Rennes, Musée des beaux-arts
Di: Alphaville/Mc 

Opere di Georges de La Tour, al Musée Jacquemart-André di Parigi. Una mostra che riunisce trenta capolavori dell’artista, dei circa quaranta giunti fino a noi.
Georges de La Tour - Entre ombre et lumière, fino al 25 gennaio 2026.
A cura di Pierre Curie, storico dell’arte specializzato nel Seicento francese.

Incredibile a dirsi ma il pittore barocco francese Georges de La Tour, l’interprete più originale dei giochi di luce caravaggeschi, in realtà pare non avesse mai visto i quadri di Caravaggio. Almeno non ci sono prove di un suo viaggio in Italia. Il suo indiscutibile caravaggismo, secondo gli studiosi della sua opera, gli viene dai contatti con i pittori olandesi e lorenesi che furono attivi a Roma, tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo. Come l’olandese Hendrick ter Brugghen, detto Terbrugghen, tra i cosiddetti caravaggisti di Utrecht, che fu a Roma all’inizio del 1600 e lì scoprì e studiò le opere di Caravaggio.

Un singolare destino quello di de La Tour, pittore nato a Vic-sur-Seille nel 1593 e attivo in Lorena fino alla morte, nel 1652. Una celebrità in vita ma poi, dopo la sua morte, la sua opera fu in gran parte dispersa e le sue tele spesso attribuite ad altri pittori, tra cui Velázquez, Vermeer o Caravaggio stesso. Poco prima della sua morte l’arte francese visse la svolta al classicismo con l’arrivo di Nicolas Poussin, che è suo coetaneo, e di Claude Gellée, detto Lorrain, che invece è di qualche anno più giovane. Pittori formatisi a Roma alla grande scuola delle rovine dei paesaggi storici mentre de La Tour dipinse, almeno per quel che è arrivato fino a noi, soprattutto scene religiose e scene di genere, locande e giocatori d’azzardo con un realismo molto intenso. Squarci di luce che provengono non solo dalla scuola napoletana quindi giustamente da Caravaggio e da Ribera, ma anche da pittori fiamminghi come Louis Finson o Théophime Bigot, noto anche sotto l’appellativo di “maître de la chandelle”.

Georges de La Tour (1593-1652)L'Argent versé, ca 1620 - 1635

Georges de La Tour (1593-1652)L'Argent versé, ca 1620 - 1635

  • Borys Voznytskyi, Lviv National Art Gallery

La mostra parigina in corso al Musée Jacquemart-André si differenzia dalla precedente mostra al Grand Palais del 1997, caratterizzata più da uno scopo storico e filologico. Questa mostra raccoglie oltre la metà delle opere oggi note di de La Tour conservate in tutto il mondo: Washington, Cleveland, Stoccolma, Tokyo, Abu Dhabi o da Nancy, la regione natale del pittore. Una distribuzione per i musei del mondo che ci racconta qualcosa di importante sulla attuale rinascita dell’interesse sulla sua opera. Come ha confermato Pierre Curie, storico dell’arte specializzato nel Seicento francese, curatore dell’esposizione, intervistato da Lou Lepori per Alphaville.

Oggi Georges de La Tour ha definitivamente acquisito lo statuto di grande pittore europeo per questi musei. Ha una statura di pittore d’importanza europea nel mondo dei musei. Penso che ciò che interessa agli storici dell’arte del XX secolo è che è una figura misteriosa. È un grande pittore. Il fatto stesso che si trattasse di una figura misteriosa lo ha reso ancora più celebre tra gli storici dell’arte novecenteschi.

Pierre Curie, curatore dell’esposizione

Georges de La Tour (1593-1652) Le Souffleur à la pipe 1646

Georges de La Tour (1593-1652) Le Souffleur à la pipe 1646

  • ©Tokyo Fuji Art Museum Image Archives/DNPartcom

Un maestro del silenzio e della luce

Nato a Vic-sur-Seille nel 1593 e attivo in Lorena fino alla morte nel 1652, ebbe una brillante carriera, lavorando per prestigiosi mecenati e collezionisti, come i duchi di Lorena, il cardinale Richelieu e come pittore di Luigi XIII. Nel contesto violento della guerra dei Trent’anni, la sua casa e il suo studio a Lunéville furono distrutti nel 1638 e Georges de La Tour scelse di avvicinarsi a Parigi e al potere: offrì in particolare al re Luigi XIII un dipinto notturno raffigurante San Sebastiano (oggi perduto), che il sovrano apprezzò così tanto da far rimuovere tutti gli altri dipinti dalla sua camera per conservare solo quello.
De La Tour è noto per le sue scene notturne illuminate da una candela. La sua arte, indubbiamente influenzata dal caravaggismo indiretto degli artisti che conosceva, ma autonoma per sobrietà e rigore compositivo, alterna soggetti religiosi – come la Maddalena penitente o l’Adorazione dei pastori – a scene di vita quotidiana, come Il pagamento della tassa o Il giocatore di dadi. In tutte le sue tele domina un’atmosfera sospesa, dove la luce diventa simbolo di spiritualità e introspezione.

Georges de La Tour (1593-1652) La Madeleine pénitente, 1635-1640

Georges de La Tour (1593-1652) La Madeleine pénitente, 1635-1640

  • Courtesy National Gallery of Art, Washington

La Maddalena: una delle tele più iconiche del Seicento francese

La scena è immersa nell’oscurità, rischiarata solo dalla luce tremolante di una candela. Maddalena è seduta, assorta, con lo sguardo rivolto verso il vuoto. Accanto a lei, un teschio: simbolo della vanità e della caducità della vita. Le mani intrecciate e il corpo statico trasmettono un senso di raccoglimento e immobilità. Il chiaroscuro radicale, caratteristico dello stile di Georges de La Tour, riduce la scena a pochi elementi essenziali. La luce non descrive, ma scolpisce: i volumi emergono dal buio con una forza quasi scultorea. L’atmosfera è sospesa, silenziosa e assume un valore quasi metafisico.

La candela diventa metafora della luce interiore, della fede che illumina le tenebre del peccato. Il teschio richiama la meditazione sulla morte, tipica della spiritualità barocca. La sobrietà della scena, priva di ornamenti, accentua la dimensione contemplativa e universale del tema.
La Maddalena diventa un archetipo universale: non solo figura religiosa, ma simbolo della condizione umana di fronte al mistero della vita e della morte.

Georges de La Tour (1593-1652)La Femme à la puce, ca 1632-1635

Georges de La Tour (1593-1652)La Femme à la puce, ca 1632-1635

  • © Palais des ducs de Lorraine - Musée Lorrain, Nancy / photo. Thomas Clot

Un’eredità senza tempo

Nonostante la gloria e il successo ottenuti durante la sua vita, Georges de La Tour cadde nell’oblio dopo la sua morte nel 1652. Bisognerà attendere gli anni ‘10 e il periodo tra le due guerre perché la sua opera venga riscoperta dagli storici dell’arte, consentendogli, quasi tre secoli dopo la sua morte, di ritrovare il posto che gli spetta tra i più grandi pittori francesi del XVII secolo.
La mostra in corso al Musée Jacquemart-André di Parigi, offrendo uno sguardo rinnovato sull’opera rara e luminosa di uno dei più grandi pittori francesi del XVII secolo, è un’occasione unica per ammirare le opere di questo artista dalla produzione limitata e poco esposta. Ci invita a contemplare il mistero della luce e della vita interiore nelle sue tele, essenziali e intense. Un invito alla meditazione e alla riscoperta di un linguaggio pittorico che trascende i secoli. Non solo un evento artistico, ma anche una importante esperienza di mistica e silenziosa bellezza.

09:17
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La mostra dedicata a Georges De La Tour

Alphaville 14.11.2025, 11:45

  • Keystone
  • Cristina Artoni
Alphaville

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