Sophia Loren non era solo bella.
La sua bellezza mediterranea non è mai stata fine a sé stessa: si è mantenuta negli anni, forse per sempre, grazie alla cultura, all’intelligenza e ad una straordinaria capacità di reinventarsi. Chi meglio della grande attrice può incarnare l’ideale della Pulchritudo?
La Pulchritudo, intesa non solo come bellezza esteriore, ma come armonia tra corpo e spirito, è il concetto al centro della stagione espositiva 2025-2026 del m.a.x Museo di Chiasso che, fino all’8 marzo 2026, ospita la mostra «Sophia Loren: il mito della bellezza disegnato con la luce», a cura di Francesco Casetti, Angela Madesani e Nicoletta Ossanna Cavadini.
Tra set e vita privata: la diva svelata
Gli scatti in mostra raccontano la Loren attraverso i suoi molteplici volti: immagini che la colgono in momenti unici, dai set cinematografici ai frammenti più intimi della vita privata. Oltre duecento fotografie, tra vintage e reprint, ripercorrono sessant’anni di vita e di carriera, seguendo un percorso tematico e cronologico. A firmarle, alcuni tra i più grandi maestri della fotografia del Novecento, come Richard Avedon ed Elliott Erwitt. Un nucleo particolarmente significativo è costituito dalle opere di Tazio Secchiaroli, il celebre «re dei paparazzi», fotografo personale di Sophia Loren dal 1963 al 1983.
Quando la fotografia diventa strategia
Il sodalizio con Secchiaroli nasce da una scelta consapevole. Fin dagli esordi, l’attrice comprende che il successo non basta: occorre mantenerne il controllo. In una telefonata con Carlo Ponti, turbata dalla tragica morte di Marilyn Monroe, confida: «Non voglio fare la sua fine». Da quel momento decide di non essere prigioniera del mito, ma di costruirlo con lucidità, lontana dalle pressioni che avevano consumato la Monroe.
Su consiglio di Marcello Mastroianni, sceglie Secchiaroli come «biografo visivo», affidandogli per vent’anni il racconto della propria immagine. Ogni scatto doveva essere selezionato, ingrandito, approvato: la star voleva solo stampe 30x40 in bianco e nero, e scartava senza esitazione quelle che non riflettevano la sua idea di sé. Un gesto di controllo e modernità che le ha permesso di sottrarre la propria immagine alla casualità e di trasformarla in strategia.
Complicità in bianco e nero
Secchiaroli, romano classe 1925, fu allievo di Adolfo Porry Pastorel, considerato il padre del fotogiornalismo italiano. Celebre per aver immortalato le notti di Via Veneto, ispirò a Fellini il personaggio di Paparazzo in La Dolce Vita. Con Sophia Loren il suo ruolo muta: non più inseguimento, ma complicità.
Lei, perfettamente consapevole del potere mediatico delle immagini, concedeva spazi e momenti; lui li trasformava in scoop destinati a fare storia. Non erano del tutto inventati, ma spesso amplificati o orchestrati per ottenere l’effetto desiderato. Accadeva persino che, nascosto tra i cespugli con teleobiettivi, Secchiaroli simulasse una paparazzata: in realtà erano pose studiate nei minimi dettagli. In quei casi, le foto non portavano la sua firma, ma pseudonimi, per renderle più credibili. Questi episodi raccontano non solo la diva, ma la regista della propria immagine: un mito costruito con straordinaria intelligenza.
Il percorso della mostra
Dalla strategia dietro le immagini alla loro presentazione in mostra, il percorso espositivo racconta una vita intera. Si articola in sette sezioni: dalle origini napoletane di Sofia Scicolone alle sceneggiature, dall’eleganza al rapporto con l’arte, fino agli incontri pubblici, alla famiglia e alla consacrazione come icona di bellezza.
A completare l’esperienza, il m.a.x. museo propone un ricco programma di conferenze, proiezioni, laboratori e incontri, insieme al catalogo bilingue (Edizioni d’arte Silvana Editoriale), che raccoglie tutte le immagini e i contributi critici di studiosi internazionali.
Sophia Loren in immagini
Alphaville 29.10.2025, 11:05
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