Orizzonti, capitolo 1

Sono Davide Cascio, Lisa Lurati, Marco Scorti e Miki Tallone gli artisti protagonisti della mostra collettiva Orizzonti 1, prima tappa di una serie di esposizioni che la Kromya Art Gallery intende dedicare all’arte contemporanea svizzera. L’occasione per presentare le opere di quattro artisti e artiste, attivi in Ticino, accomunati da un approccio concettuale all’opera.

L’arte contemporanea nella sua urgenza di raccontare e comprendere i risvolti più complessi di una natura e di una realtà polimorfa. Gli aspetti percettivi, umani, storici, andando alla ricerca dei suoi segni e stratificazioni più complesse e controverse nella vasta gamma di linguaggi disponibili ha, in questa assai interessante esposizione, il suo punto centrale. Vi è presentata la ricerca espressiva di quattro artisti che operano in Ticino e che appaiono tanto distanti quanto vicini. L’approccio mentale, originale e unico, di ciascun artista sembra convogliare nella volontà comune di continuare a riflettere per decifrare una realtà complessa da cogliere nelle sue pieghe sensibili, che legano passato e presente e che ispirano salvezza.

Davide Cascio si esprime con intensi collage e sculture, si muove nel recupero e nella riattualizzazione di simboli e segni dal tempo, segni di una memoria che sta all’arte come alle radici la pianta.
L’opera artistica di Lisa Lurati parla di legami affettivi e di una mente che interferisce con i sentimenti, ma riflette soprattutto sul ruolo della natura in tutto ciò. Vi intravvede un punto fermo, una possibilità per tutte e tutti: ritornare all’umano. Un’ultima possibilità per far pace con la specie .

Per le sue intense visioni di natura Marco Scorti si affida alla pittura, a riconferma di come sia riconoscibile nei più giovani artisti contemporanei un forte interesse per il recupero di un linguaggio espressivo antico tradizionale, ora riscoperto nelle tendenze più attuali dell’arte contemporanea. Rifuggendo la riproduzione mimetica, il paesaggio naturale in Scorti assume una valenza intima. Una riflessione che si giova del colore e della pennellata finissima ed efficace, per restituire suggestioni da una sorta di day after immaginifico e intimista della storia e del mondo.

Miki Tallone propone invece una sorta di esperienza suono visiva. Utilizza il codice Breil per tradurre sei poesie del poeta russo Velimir Chlebnikov (1885, 1922) (da: 47 poesie facili e una difficile, Quodlibet, 2009). Un alfabeto che si basa sul tatto tradotto in termini visuali e che conduce l’artista a trasformare, a trasportare, visivamente il testo poetico nel suo più affine universo, quello sonoro e musicale.