L’artista Gianfredo Camesi, una tra le figure più rilevanti dell’arte contemporanea svizzera, si è spento presso la Residenza alle Betulle di Cevio, poco discosto da Menzonio, il piccolo villaggio posizionato sul fianco della montagna dove era nato nel 1940.
Gianfredo Camesi ha saputo trasformare lo spazio in esperienza, la luce in materia, il tempo in forma. Non dipingeva semplicemente quadri, costruiva universi: ogni opera era un varco, un attraversamento, un invito a misurarsi con l’invisibile. Nei suoi ritratti e autoritratti non cercava somiglianze, ma identità profonde; nelle serie dedicate allo spazio e alla luce non si limitava a comporre, ma a interrogare, a spingere lo sguardo oltre la superficie. La sua arte è rimasta sempre sospesa tra rigore e poesia, tra la precisione costruttiva e la tensione verso l’infinito.
Nato a Menzonio nel 1940, cresciuto in una famiglia che non gli permise studi accademici, trovò la sua prima via nell’atelier dell’architetto Oreste Pisenti a Locarno. Da quell’esperienza ereditò non solo un bagaglio tecnico solido, ma soprattutto la capacità di leggere lo spazio come materia viva, di concepire la forma come misura del tempo. È da lì che nasce il suo marchio distintivo: un’arte che non si limita a rappresentare, ma che costruisce, plasma, interroga.
Gianfredo Camesi, Untitled, 1973
Nel 1960 lasciò Locarno per Ginevra, e in pochi anni si impose come capofila del rinnovamento artistico svizzero. A soli ventiquattro anni, nel 1964, inaugurò la sua prima personale al Museo Rath, aprendo un percorso che lo avrebbe portato a esporre in alcune delle più prestigiose istituzioni europee e mondiali. Da Zurigo a Milano, da Firenze ad Amsterdam, fino alla consacrazione internazionale con la Biennale di San Paolo del 1973, dove rappresentò la Svizzera con una serie di opere che segnavano il suo ingresso definitivo nel panorama globale. Vent’anni a Parigi, poi Vienna, Colonia, soggiorni in Giappone e a Roma: ogni città diventava per lui un laboratorio, ogni mostra un nuovo capitolo di un itinerario creativo senza confini. Le sue opere hanno trovato spazio alla Kunsthalle di Mannheim, al Meguro Museum di Tokyo, al Centro Culturale Svizzero di Parigi, al Museo DKM di Duisburg, confermando la sua statura di ambasciatore dell’arte svizzera nel mondo.
Il servizio di Cristina Savi
RSI Cultura 09.10.2018, 09:40
Camesi ha saputo coniugare la precisione costruttiva con una tensione poetica che lo rende unico. Nei suoi ritratti e autoritratti, nelle serie dedicate allo spazio e alla luce, si avverte sempre la ricerca di un equilibrio tra la misura e l’infinito, tra la concretezza della materia e l’apertura verso l’immateriale. La sua opera è un continuo dialogo con il tempo, un attraversamento che non si esaurisce mai, perché ogni forma diventa traccia di un cammino interiore. Pur vivendo gran parte della sua vita all’estero, non ha mai reciso il legame con il Ticino, dove è stato più volte celebrato e dove ha voluto tornare, con la grande retrospettiva del 2022 al Museo d’arte di Mendrisio, a ripercorrere i nodi essenziali della sua ricerca.

Gianfredo Camesi, Forme de lumière, 1997
La sua scomparsa lascia un vuoto profondo, ma anche un’eredità luminosa. Gianfredo Camesi ha incarnato l’idea di un’arte che non si limita a decorare, ma che costruisce mondi, che interroga lo spazio pubblico e la coscienza privata, che restituisce al gesto creativo la sua dignità di atto necessario.
Gianfredo Camesi a Brè
Attualità culturale 09.09.2018, 16:35
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Legato a Notiziario (Rete Uno) del 19.11.2025 delle 16.00


