Al Kunsthaus di Zurigo, fino al 17 agosto, è visitabile la mostra Landschaft, dell’ottantasettenne appenzellese Roman Signer, tra i maggiori artisti contemporanei svizzeri.
Ridere è consentito ma non è obbligatorio.
Roman Signer
La grande sala espositiva del Kunsthaus di Zurigo è stata trasformata in un paesaggio aperto in cui tempo, movimento e materia entrano in un sorprendente dialogo reciproco. Vi si possono fare incontri inaspettati, provocatori e ludici, dove la forza della natura è continuamente evocata. È il mondo pieno di energia artistica dell’ottantasettenne artista appenzellese Roman Signer divenuto assai noto quando, nel 2010, per celebrare la caduta dell’ultimo dell’ultimo diaframma del San Gottardo, aveva deciso, in una azione artistica, di sparare in aria 100 elmetti da minatore.

Roman Signer, Action in Sedrun, 2010, Gotthard breakthrough 15.10.2010
La mostra zurighese a lui dedicata è allestita nella sala grande del Kunsthaus ed è una sorta di unica grande installazione che assembla opere tra cui passeggiare. Ma a proposito dell’opera sul San Gottardo, va detto che Roman Signer non ama essere definito “l’artista degli esplosivi”. Era diventato famoso per queste genere di performance in natura dove utilizzava materiale esplosivo, ma lui ora preferisce definirsi uno scultore vero e proprio che realizza delle installazioni, sculture molto particolari, dinamiche ed effimere, in cui il fattore tempo gioca un ruolo fondamentale. Ma in verità anche le esplosioni non sono da intendersi come manifestazioni distruttive, ma come forze di trasformazione della materia. Un aspetto questo cruciale nella sua opera.
La scelta delle opere per questa esposizione privilegia però, come ha detto Mirjam Varadinis, curatrice della mostra, il suo lato più poetico, rispetto a quello più provocatorio. Uno spazio dove trova ispirazione sia il paesaggio naturale che il paesaggio urbanistico delle città perché è lì che Signer trova i suoi temi e gli oggetti con cui poi operare nel suo lavoro artistico.
Abbiamo scelto tre opere in mostra a Zurigo, significative di più di 40 anni di ricerca artistica, di cui ci parla Mirjam Varadinis.
La scala

Roman Signer, La scala, 1973
«Questo è un lavoro del 1973, proprio dell’inizio della carriera di Signer. Molto importante soprattutto se si parla di natura, di forze della natura. Qui si può vedere la collaborazione tra l’artista e la natura. Ha creato questa scala di metallo tipo una scultura, quasi minimalista, e poi ha preso della sabbia. Si è messo dietro alla scala e ha rovesciato diversi sacchi di sabbia. Ed è la forza di questa legge della natura che crea la forma geometrica. E che poi definisce o finisce o conclude la scultura. La scala di metallo è rimasta nel nostro studio, abbiamo ripreso la scala dallo studio l’abbiamo messa qui e poi è stata come riattivata l’opera qui, sul posto. Ogni volta che c’è una mostra Signer riattiva la stessa cosa, la legge della natura non cambia rimane come negli anni ‘70. Il bello di questa opera è la combinazione tra scultura minimalista e natura e il materiale, la sabbia, con cui ha lavorato tanto in questo periodo della sua carriera.» Mirjam Varadinis

Roman Signer, La scala, 1973
RSI Cultura 18.05.2025, 10:35
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Il Tavolo

Roman Signer, Table, Island, 1994
«Questa grande fotografia non era così grande all’inizio, quando Signer ha fatto la foto. Adesso, per la mostra, abbiamo deciso di farne un ingrandimento. Poche foto nel mondo che hanno una presenza anche nello spazio e qui quest’opera si chiama tavolo. Spesso questi titoli molto secchi cioè senza così che definiscono diciamo ecco che c’è un tavolo però poi lascia al pubblico di attivare diciamo questo cinema mentale. L’artista ha preso questo tavolo, l’ha messo nell’acqua del mare in Islanda. Il paesaggio d’Islanda Signer è stato un paesaggio a cui è stato molto attratto. Pare chiaro perché. Lì c’è una concentrazione di forze della natura molto presenti come con i geyser, con i vulcani. Tutte queste forze sono molto affascinanti per Roman Signer. E lì questo tavolo diventa come un navigatore, un personaggio che poi va a conquistare non so, forse il mare, da solo. Poi l’artista si è immaginato cosa si potrebbe creare come mito se qualcuno trovasse questo tavolo fra 50 anni. Il mito che si potrebbe creare di un tavolo che sia stato un personaggio di una storia fittizia che lui si inventa. L’immaginazione è una grande forza nel suo lavoro.» Mirjam Varadinis

Roman Signer, Il tavolo, 1994
RSI Cultura 18.05.2025, 10:35
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Kayak

Roman Signer, Kayak tip, 2017
«Ci sono tre kayak in mostra, due sono lavori nuovi realizzati per la mostra e poi c’è un lavoro storico dove si vede un kayak diviso in diverse sezioni. Sono mini esplosioni che hanno tagliato il kayak in diverse sezioni e questa storia diciamo delle mini esplosioni si può ascoltare in mostra. C’è un audio nel quale Roman Signer racconta lui stesso le storie dietro certe opere cosicché il pubblico può seguire un po’ il processo che l’ha fatto arrivare a quella forma. Alla fine diventa quasi una scultura minimalista. Nella sala c’è un kayak che pende dal soffitto. Una trasformazione insomma dell’uso quotidiano del kayak. Completamente diverso da quello che si vede qua. Per questo Paesaggio era importante lavorare su diversi livelli, come in un paesaggio vero. Dove ci sono le montagne e i fiumi e così... diciamo che questo collegamento con il soffitto crea un altro legame tra cielo e terra.» Mirjam Varadinis

Roman Signer, Kayak, 2017
RSI Cultura 18.05.2025, 10:35
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Bellezza e stupore
Voci dipinte 18.05.2025, 10:35
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Roman Signer al Kunsthaus
Alphaville 01.05.2025, 11:30
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Zurigo omaggia Roman Signer
Telegiornale 26.04.2025, 20:00