Nel panorama culturale svizzero del Novecento, due figure femminili si stagliano con rilievo: Ella Maillart e Annemarie Schwarzenbach. Viaggiatrici instancabili, scrittrici audaci e fotografe acute, queste donne hanno sfidato le convenzioni del loro tempo, aprendo nuove frontiere non solo geografiche, ma anche culturali e sociali.
La recente iscrizione delle loro collezioni nel registro della Memoria del Mondo dell’UNESCO testimonia l’importanza del loro lascito. Come sottolinea Paule Hochuli Dubuis, conservatrice della Biblioteca di Ginevra, queste donne erano “profondamente anticonformiste”, una rarità negli anni ‘30. Il loro approccio al viaggio non era semplice turismo: “Si andava a conoscere la gente, a incontrare i popoli in regioni inesplorate e dove la civiltà occidentale non aveva ancora permeato la popolazione locale”.
Ella Maillart, in particolare, incarna lo spirito dell’esploratrice instancabile. A soli 14 anni solcava già il Lago Lemano. Ma è l’Asia a catturare definitivamente la sua immaginazione. Nel 1935, intraprende un viaggio epico attraverso la “Cina proibita” in compagnia di Peter Fleming, una spia britannica. Questo viaggio, che la porta nel Turkestan cinese, allora in rivolta contro le autorità, diventa il soggetto del suo libro più famoso, “Oasi proibite”.
La vita di Maillart è un susseguirsi di avventure straordinarie. Come racconta lei stessa in un’intervista radiofonica del 1945: “Vengo dall’India con uno scalo in Egitto”, una frase apparentemente semplice che nasconde anni di peregrinazioni.
Questo viaggio con Schwarzenbach, da Ginevra a Kabul nel 1939, rappresenta un momento cruciale nella storia del giornalismo di viaggio al femminile. Le due donne non solo sfidano i pericoli fisici del percorso, ma anche le convenzioni sociali dell’epoca. Come osserva Hochuli Dubuis, “si sono spinte oltre i confini imposti alle donne del loro tempo pur di esplorare il mondo”.
Il lascito di Maillart e Schwarzenbach va ben oltre i loro scritti e le loro fotografie. Hanno contribuito a trasformare il diario di viaggio, tradizionalmente dominato da voci maschili, in un genere letterario e visivo guidato dalle donne. Il loro approccio al viaggio era profondamente personale e filosofico: “Il viaggio era vissuto come un’esperienza spirituale ed esistenziale, nasceva dal bisogno di trovare una ragione di vita”.
Oggi, il patrimonio di queste straordinarie donne è custodito in tre istituzioni svizzere: l’Archivio svizzero di letteratura di Berna, la Biblioteca di Ginevra e il Museo dell’Elysée a Losanna. Questi archivi non sono solo una testimonianza delle loro avventure, ma anche un’importante risorsa per comprendere la storia culturale del XX secolo da una prospettiva femminile .
L’iscrizione delle loro collezioni nel registro della Memoria del Mondo dell’UNESCO non è solo un riconoscimento del loro valore storico e culturale, ma anche un invito a riscoprire queste figure pionieristiche.
Le loro vite e opere continuano a ispirare, sfidando le convenzioni e dimostrando che il coraggio, la curiosità e la determinazione possono superare qualsiasi barriera, sia essa geografica o sociale. In un mondo che sta ancora lottando per l’uguaglianza di genere, il lascito di Ella Maillart e Annemarie Schwarzenbach assume una rilevanza epocale.
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