Cinema

È arrivato L’Eternauta. Il fumetto diventa una serie TV

Truco, alieni e fascismo: perché L’Eternauta è ancora importante. La graphic novel argentina è un classico della letteratura apocalittica ma anche lo specchio della storia di un intero Paese

  • Ieri, 17:04
  • Ieri, 23:29
"L’Eternauta" di Héctor Oesterheld e Francisco Solano López; Editoriale Cosmo (dettaglio copertina)

"L’Eternauta" di Héctor Oesterheld e Francisco Solano López; Editoriale Cosmo (dettaglio copertina)

  • editorialecosmo.it
Di: Michele Serra 

Si potrebbe cominciare dallo stesso punto in cui comincia la storia dell’Eternauta. No, non la nevicata mortale che cade su Buenos Aires, ma la partita a carte. Nelle prime pagine del fumetto uscito alla fine dei Cinquanta sulle pagine della rivista Hora Cero, così come nei primi minuti della serie vista su Netflix nel 2025, quattro amici sono seduti intorno a un tavolo, a sera. Giocano al truco, che è molto più di un gioco: raccontato da Borges nel suo L’idioma degli argentini (libro giovanile ripudiato dallo scrittore, e poi riapparso dopo la sua morte), si gioca in due o tre coppie, ed è basato sul bluff e sulle chiacchiere, tanto che diventa quasi una performance teatrale, fatta di alcuni momenti standard sui quali si improvvisa. Si parla, si grida, ci si insulta. Si costruisce, in coppia, una narrazione. Qualcuno dice che sia simile al poker, ma è vero fino a un certo punto. Le coppie di giocatori di truco sono generalmente monogame: chi gioca sul serio, gioca sempre con lo stesso partner, di cui capisce bugie, timori e smargiassate.

Più avanti nella storia, verrà rivelato che uno degli amici non è più quello di prima: è diventato una marionetta-zombi nelle mani dell’invasore alieno. Il primo indizio della sua improvvisa de-umanizzazione sarà proprio l’incapacità di giocare al truco.

Il truco è un pezzo, unico, di cultura popolare argentina (anche se a dire il vero è giocato anche in alcune regioni del nord Italia, importato dai braccianti che tra Otto e Novecento si imbarcavano a Genova e attraversavano l’oceano, per andare a fare i lavoratori stagionali nei campi sudamericani). Ed è solo uno dei motivi per cui L’Eternauta è un’opera capace come poche altre di mettere insieme locale e globale: una storia che racconta in modo magistrale il suo paese d’origine, e allo stesso tempo è pronta per essere esportata in tutto il mondo occidentale, grazie a quell’esperanto di origine anglosassone che è stata la fantascienza nell’ultimo secolo.

A dirla tutta, poi, nessuno sa perché certe storie, certe metafore, diventino incredibilmente persistenti. Perché L’Eternauta continua a essere riletto? Perché ogni volta – mentre cambiano i contesti e i momenti storici, cambia il genere fantascientifico – questa storia permette a pubblici diversi di ricavare letture diverse, rimanendo amatissima?

La prima volta, El Eternauta fu serializzata tra il 1957 e il 1959, ed era una storia di fantascienza tesa e commovente; dopo il colpo di stato militare in Argentina del 1976, era diventata più simile a una profezia: l’invasione aliena come metafora dell’avvento della dittatura; negli anni successivi è stata ripresa e fatta propria da mani diverse, e ha cementato il suo ruolo di oggetto culturale tra i più importanti della seconda metà del ventesimo secolo argentino, nonché inno alla resistenza contro il fascismo.

Fino alla nuova forma di oggi, quella di serie televisiva, che probabilmente risveglia negli spettatori i timori della pandemia e quelli di un conflitto globale, più che la paranoia atomica degli anni Cinquanta. È sensato che la nuova incarnazione dell’Eternauta porti il marchio di Netflix, perché le serie in streaming hanno effettivamente preso il posto che un tempo occupavano i fumetti nell’immaginario popolare: un posto centrale, che si addice – dicevo – a una delle opere più importanti dell’America latina ispanofona. Una delle pietre angolari della cultura argentina conosciuta nel mondo, da accostare in questo senso al Gioco del mondo di Julio Cortàzar, perfino al Martìn Fierro di José Hernández. E allo stesso tempo debitrice delle storie inglesi di H.G. Wells, prima, e di quelle americane di Richard Matheson, poi. Si potrebbe cominciare, dunque, dalla molta cultura su cui L’Eternauta si fonda, e da quella che ha generato.

Vorrei cominciare, però, da Héctor Germán Oesterheld, che quella storia meravigliosa l’ha scritta quando aveva poco meno di quarant’anni, e aveva da poco fondato insieme al fratello l’Editorial Frontera. Oesterheld l’ho scoperto, come quasi tutti coloro i quali hanno letto le sue storie in italiano, sulle pagine della rivista Sgt. Kirk, edita dal piccolo editore Ivaldi nei Settanta, che pubblicava tutte le opere realizzate dal più famoso fumettista dell’epoca, Hugo Pratt, durante i sedici anni della sua permanenza in Argentina: il sergente Kirk stesso era un personaggio scritto da Oesterheld e disegnato da Pratt, il primo soldato bianco dalla parte degli Indiani che la letteratura popolare abbia conosciuto. Sgt. Kirk aveva già chiuso da molto tempo, quando sono arrivato a recuperare quei vecchi numeri: oggi tutte le storie del duo Oesterheld-Pratt sono facilmente reperibili in volumi cartonati – che, tra l’altro, arredano casa molto meglio di quei giornalini ingialliti dal tempo. Ma il capolavoro di Oesterheld non sarebbe nato dal sodalizio con Pratt, bensì da quello con un altro illustratore, Francisco Solano López.

L’Eternauta è arrivato al pubblico italofono solo negli anni Settanta, grazie a linus, che sotto la direzione di Oreste del Buono ne pubblicò la seconda versione, quella rivista e corretta dallo stesso Oesterheld nel 1969, e beatificata dalla nuova interpretazione del più grande disegnatore argentino di sempre, Alberto Breccia.

Ma appunto, era il remake. Quando arrivò dalle nostre parti la versione originale illustrata da Solano López, Oesterheld era già morto. Lanciostory uscì nel infatti nel 1977, anno in cui l’autore, insieme alle sue figlie e ai loro mariti, andò a ingrossare le fila degli oltre trentamila desaparecidos rapiti e poi uccisi dalla dittatura di Videla e dei suoi successori.

Oesterheld, intendiamoci, probabilmente non è stato ammazzato a causa dell’Eternauta, né di altri suoi fumetti ben più scopertamente antifascisti, come la biografia che celebrava Che Guevara, realizzata con il corpo del guerrigliero ancora caldo in Bolivia. Piuttosto fu per il suo coinvolgimento, insieme alle figlie, in attività di resistenza armata contro il regime. Ma il suo destino è ormai direttamente ed eternamente collegato, nell’immaginario argentino, al suo fumetto più noto. Che oggi chiamiamo profezia, icona, graphic novel ante litteram, e allora era semplicemente una grande storia a fumetti. 

Dossier: la grande tradizione del fumetto argentino

Un viaggio nella grande tradizione del fumetto argentino e dei suoi maestri

  • Storie e influenze della tradizione argentina (1./5)

    Alphaville 28.04.2025, 12:05

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  • Alberto Breccia (2./5)

    Alphaville 29.04.2025, 12:05

    • Yari Bernasconi
  • Il fumetto argentino e la sua storia (3./5)

    Alphaville 30.04.2025, 12:05

    • Yari Bernasconi
  • Héctor German Oesterheld (4./5)

    Alphaville 01.05.2025, 12:05

    • Yari Bernasconi
  • José Muñoz visto dallo stesso (5./5)

    Alphaville 02.05.2025, 12:05

    • Yari Bernasconi
15:00

And the winner is... Davide Calì

Alphaville 27.05.2025, 11:45

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  • Enrico Bianda

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