Mariano Morace era nato a Napoli il 18 luglio del 1947, si vantava di avere gli stessi anni del Festival di Locarno, 78. Perché il cinema è stata la passione della sua vita: vederlo, raccontarlo, spiegarlo. Non solo ai microfoni della RSI, dove ha lavorato per 30 anni, ma anche nelle occasioni più disparate. Bastava chiamarlo e lui c’era sempre. Anche negli ultimi tempi, quando la malattia aveva debilitato il suo fisico. Ma non la sua mente lucidissima.
È stato tra i fondatori di LuganoCinema93, uno dei cineclub ticinesi. Prima ancora, un paio d’anni dopo essersi trasferito in Svizzera, anche della SAM Massagno.
Mariano non era solo un appassionato ed esperto di cinema: era un uomo curioso, buono, la sponda ideale per risolvere qualsiasi problema con la sua schiettezza ma anche la sua lucidità. Amava la Sicilia, da dove ha dovuto precipitosamente fare ritorno nelle sue ultime ore di vita; amava il mare e soprattutto la buona cucina. Quella che lo ha visto anche raccontare cibi e locali per anni, regalare ricette agli amici, e, soprattutto, gustare. Un vero gourmand della vita.
Dopo la pensione, seguita ad anni da responsabile della Formazione RSI, Mariano si è impegnato nel sociale, nel volontariato, perché si sentiva di dover restituire il buono che la vita gli aveva regalato.
LEGATO AL NOTIZIARIO DI RETE UNO DELLE 11:00 (18.09.2025)
Mariano Morace è stato critico cinematografico e culturale. Voce storica della RSI, ha condotto e diretto le rubriche cinematografiche dell’emittente di servizio pubblico. La sua attenzione critica si è focalizzata in particolare sul periodo del cinema muto e sui film storici europei.
Nel suo intervento Cinema e storia: un rapporto difficile, Morace analizza come il cinema, fin dalle origini, abbia cercato nella storia uno sbocco spettacolare, oscillando tra ricostruzione documentaria e narrazione ideologica. Si è interessato alle dinamiche tra estetica, memoria e potere, e ha approfondito il ruolo del cinema come strumento critico e pedagogico.






