Cinema

Billy Wilder, il più grande sceneggiatore di tutti i tempi

I suoi film sono una questione di “tocco”. Sulla sua lapide, l’epitaffio memorabile: “Sono uno scrittore, ma nessuno è perfetto”

  • 26 marzo, 14:02

Billy Wilder - Nessuno è perfetto

DOC 21.03.2024, 23:15

  • AP Photo
Di: Red.

“L’ottanta per cento di un film è la scrittura, il restante venti per cento è l’esecuzione, come ad esempio avere la macchina da presa al posto giusto e potersi permettere di avere buoni attori in tutte le parti”, disse una volta Billy Wilder con modestia. E in effetti i critici cinematografici non riescono a decidere se sia più bravo come sceneggiatore o come regista, anche se quattro dei suoi film fanno parte della lista dei 100 migliori stilata dall’American Film Institute, Sight & Sound lo colloca al settimo posto della sua lista di grandi registi e nel 1986 ha ricevuto l’ambito Life Achievement Award.

Samuel Billy Wilder, trasferitosi negli anni 20 del secolo scorso dall’Austria ad Hollywood, è da considerarsi una delle colonne portanti della storia del cinema.

Billy Wilder (22 giugno 1906 - 27 marzo 2002), già giornalista fra Vienna e Berlino, soggettista e sceneggiatore nella Germania pre-hitleriana, stacca il biglietto per l’America nel 1934: il sogno hollywoodiano lo accoglie, e non stecca un colpo. I sette premi Oscar in bacheca ne certificano la statura. Quando Hitler sale al potere nel 1933, a causa delle sue origini ebraiche, dove prima emigrare a Parigi per lavorare come condirettore e poi andare negli Stati Uniti. A causa del nazismo durante la guerra perde la madre e altri familiari nei campi di concentramento. Nonostante non parlasse una parola d’inglese, entra quasi subito nel mondo del cinema grazie ai legami con Peter Lorre (con cui condivide un appartamento) e altri. Dal 1935 al 1941 scrive sceneggiature e lavora ai film di Lubitsch e Hawks alla Paramount. Per Wilder lo stile è una questione di «tocco», come lo è per il collega Lubitsch, da cui eredita la capacità di utilizzare il “comico” come arma capace di colpire al cuore le convenzioni del sogno americano. Ma prima di approdare seriamente al genere comico, il regista si cimenta con altri generi, dal noir con il film “La fiamma del peccato” (1944), al melodrammatico con “Giorni perduti” (1945), premio Oscar per la regia e per la sceneggiatura e Gran Premio della Giuria a Cannes; al cinema sociale con “L’asso nella manica” (1951). Esordisce nella regia americana nel 1942, con il film “Frutto proibito”. Nel 1950 dirige “Viale del tramonto”, un vero capolavoro, in cui il sogno americano per antonomasia, vale a dire Hollywood, si colora di sconcertanti sfumature horror. Il film ottiene due premi Oscar, per la regia e per la sceneggiatura. Resta però la commedia il suo “pezzo forte”. Nel decennio 1960-70 dirige 5 commedie divertenti, una di queste “L’appartamento” (1960) vince l’Oscar. Memorabile la famosa battuta finale del film “A qualcuno piace caldo” (1959): “nessuno è perfetto” che racchiude la tipologia di personaggi “qualunque” rappresentati dal regista e che vivono il dramma della perdita della propria identità, e per questo si travestono e ingannano.

Dietro alle metafore (quasi tutte sessuali) si può leggere un’ideologia pessimistica sulla natura e la società umana. “A qualcuno piace caldo” in cui dirige Marilyn Monroe, è considerato da molti cinefili la migliore commedia di tutti i tempi. Si ritira dalle scene nel 1981.  Muore all’età di 95 anni. Sulla sua lapide fa incidere un epitaffio folgorante: “Sono uno scrittore, ma nessuno è perfetto”.

#Spunti di resistenza culturale: i film di Billy Wilder

Diderot 18.03.2020, 17:40

  • Keystone

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