Adriano (Valerio Mastandrea) ha scambiato la sua auto di lusso con un pickup fatiscente, ma utilissimo per muoversi nei luoghi dove ha scelto di confinarsi: le stalle ristrutturate di Villa Guelfi, una dimora disabitata e in rovina, una volta casa nobiliare con tanto di prosperosi vigneti e corollario di vita allegra. Una nuova routine fatta di niente: pasti frugali, sigari, qualche appunto. Ma chi è Adriano, e cosa ci fa in quel luogo fuori dal mondo? Lo scopriamo subito, quando la sua assistente, Giuliana (una frizzante Valeria Bruni Tedeschi) si reca a fargli visita per aggiornarlo su un processo nel quale è imputato.
La quiete quotidiana viene però interrotta da un gruppo di ragazzi che si installano nella vecchia villa fatiscente e si impegnano nel recupero dei vigneti: fra di loro Matilde (Galatea Bellugi, vista in Gloria di Margherita Vicario) nipote del Conte Guelfi, antico proprietario della tenuta, che è incinta di uno dei ragazzi che formano la piccola comunità. Giovani tutt’altro che stralunati: tra di loro ci sono studenti, neolaureati, agronomi, che si sono appassionati alla causa. Ma, per Adriano, sono disturbatori della sua ricercata solitudine, e quindi li denuncia alle autorità.
Su queste due linee principali scorre Cinque Secondi (il senso del titolo ve lo racconterà il film) di Paolo Virzì: le vicende familiari e legali di Adriano (che è un avvocato di grido, e pentitosi si presterà a salvare i ragazzi dall’intervento della polizia e dallo sgombero forzato) e quelle del gruppo dei giovani “alternativi-con-principi”. Anche uno scontro generazionale, se vogliamo, con una serie di riflessioni che coinvolgono il tempo, la capacità di ricostruire legami spezzati, il rapporto con la vita (e con la morte), il senso di responsabilità e, ovviamente, le seconde possibilità.
Paolo Virzì costruisce su Valerio Mastandrea, come sempre bravissimo, uno dei suoi personaggi classici, l’ennesimo individuo segnato dal tempo e dalle circostanze, che nel caso specifico sono una solitudine autoimposta per la malinconia di una vita trafitta da un trauma inconsolabile. Lo fa collocandolo nelle scuderie, restaurate, di una grande villa fatiscente, retaggio di un passato più felice che un gruppo di giovani cerca di ricostruire (illegalmente) prendendosi cura di vigneti sofferenti ma ancora vivi. Come il protagonista Adriano, la cui storia personale non ha ancora lasciato spegnere del tutto il proprio fuoco della vita.
Complimenti, doverosi, alla scenografia sempre curatissima della ticinese Sonia Peng, spesso al fianco di Virzì nel costruire per lui i luoghi dei suoi film, fondamentali come i personaggi.
Kappa
Kappa 06.11.2025, 17:00
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