È in proiezione nei cinema della Svizzera italiana (qui trovi sale e orari) One to One, il documentario che racconta la vita di John Lennon e Yoko Ono nei primi anni ‘70.
Senza il pretesto di un anniversario, con il solo scopo di fare buona storia rock, arrivano agli appassionati in questo fine d’anno due importanti documenti che riguardano John Lennon e un particolare momento della sua vita, artistica e non: i primi anni ‘70. Kevin MacDonald e Sam Rice-Edwards hanno curato un ottimo documentario, One to One, che parte dai due concerti benefici che John e Yoko tennero al Madison Square Garden di New York il 30 agosto 1972 per raccontare quella agitata stagione americana della coppia, tra musica e impegno politico; dello stesso periodo è un disco famoso, il live Sometime in New York City, che la Universal per questo Natale ripropone con l’aggiunta di materiali inediti in un monumentale box di nove CD e tre blu-Ray, Power to the People, dove fra l’altro trova posto una ricca selezione degli show di One to One.
I Beatles si erano sciolti ufficialmente nell’aprile 1970 e Lennon si era subito riproposto in altra veste, con nuove idee musicali e una nuova residenza; via dalla ingrata Inghilterra, si era stabilito con Yoko a New York, al Greenwich Village. Lì la coppia sentiva più forti i rumori del mondo, gli strazi e le polemiche per la guerra in Vietnam, i fermenti di una società che si ribellava a razzismi e patriarcato, e voleva che quel gran vocìo finisse nelle loro nuove canzoni. Tutti ricordano i grandi inni pacifisti dell’epoca, Imagine e Give Peace a Chance, ma se vogliamo quelle furono eccezioni. Fra il 1971 e l’anno dopo John e Yoko proposero piuttosto testi polemici e incendiari come Power to the People, Woman Is the Nigger of the World, Attica State, The Luck of the Irish, dove rabbia e indignazione prevalevano su mansuetudine e utopie.
One to One parla di quella stagione, quando la più famosa coppia del rock appariva in TV in prime time in divisa militante e perorava la causa dei più noti attivisti radicali, da Angela Davis e John Sinclair, immortalati in due canzoni, a Jerry Rubin e Abbie Hoffman. È un periodo breve ma intenso, e molto teso, che il montaggio frenetico del film rende benissimo, con rare immagini d’epoca a ricostruire l’immaginario culturale e pop di quell’America d’inizio ‘70. Le prediche rivoluzionarie di Lennon non sfuggono alle antenne del FBI, che mette sotto indagine l’artista e minaccia di espellerlo dal suolo statunitense. Preoccupato e anche un po’ paranoico, John registra tutte le sue telefonate, alcune delle quali finiscono nel film come sorprendente e non banale punteggiatura, per inquadrare meglio una vicenda decisamente avventurosa.
Al centro di One to One i due concerti che dicevamo, al Madison Square Garden, di fondamentale importanza perchè in quegli anni ‘70, e sino alla fine della sua vita, John si esibì raramente in scena e mai organizzò un tour. La scaletta è mista e divertente. Ci sono brani del nuovo Some Time In New York ma non molti, il grosso sono le canzoni del Lennon subito prima: Imagine naturalmente, e Mother, Cold Turkey, Instant Karma!, Give Peace a Chance. I Beatles sono un inciso, sono Come Together proprio nei giorni in cui John balbetta le sue scuse a Chuck Berry per avegli preso “in prestito” il tema; e anche il passato remoto è un’eco, giusto una Hound Dog che parte da Elvis e risale allo Star Club e alla bohème dei Beatles ad Amburgo. Belle immagini ma soprattutto un convincente rock, forte e nervoso, suonato con il gruppo di riferimento di quei giorni, gli Elephant’s Memory.
Sean Ono Lennon, il figlio della coppia che ha supervisionato il film, si è detto soddisfatto dell’opera e ha sottolineato come finalmente si sia resa giustizia all’arte di sua madre, fondamentale partner; ma forse è più importante notare altro, l’intrigante schiettezza di un rock che John in quei giorni aveva in pugno e che avrebbe dovuto accudire meglio. Sliding doors. Chissà cosa sarebbe stato se all’avvento del punk, di lì a poco, Lennon fosse stato lucido e presente e non il torpido fantasma rinchiuso ai Dakota Apartments; perché è storia che dopo gli anni della politica radicale vennero i tempi della confusione e dell’isolamento, fino al drammatico finale che purtroppo tutti conosciamo.
John & Yoko al cinema (Passaggi, Rete Uno)
RSI Cultura 30.10.2025, 15:10
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