Scrivere di Go Nagai, riflettere su Go Nagai, per chi da piccolo ha fatto merenda a pane e Nutella guardando Mazinga e restando scioccato da Devilman (ma sarebbe lo stesso per la generazione di poco precedente, quella a cui la RAI cambiò per sempre l’immaginario con Goldrake), è innanzitutto un processo di ricostruzione. Viene facile, oggi, dire “Ah, certo, il sommo Go Nagai!”, a chi è nato o cresciuto nell’epoca della legittimazione mainstream di manga e anime, a cui è corrisposta una vasta e documentatissima disponibilità bibliografica.
Il fatto è che noi non sapevamo: impossibile, coi dati che avevamo a disposizione da fanciulli, ricollegare il “grande uomo-diavolo” Devilman e il robot gigante Mazinga a uno stesso autore (figurarsi poi Devilman e Goldrake – che era arrivato pure prima, a confondere le idee rispetto alla cronologia reale), tanto più che i personaggi venivano sovente ribattezzati e le edicole pullulavano di giornalini apocrifi che, lungi dal far chiarezza, aumentavano la confusione. C’erano solo certe similitudini grafiche (quei ciuffi neri che sembran quasi basette…) tra Koji Kabuto (o Rio, o Alcor) di Mazinga e Akira Fudo di Devilman a suggerire una possibile parentela.
Ci si muoveva così, a tentoni, come filologi alle prese con fonti incomplete, su ogni cartone animato: notavamo una poetica comune tra Pollon e Nanà Supergirl (e infatti dietro a quello humor sgangherato c’era la stessa firma, quella di Hideo Azuma); s’intuiva che Calendar Men e Yattaman fossero dello stesso o degli stessi autori, ma a guardar bene avevano pure qualcosa che ricordava il più serioso Gatchaman, che a sua volta pareva imparentato con Kyashan, il quale aveva certo dei geni in comune con Hurricane Polymar (dietro a tutti c’era la Tatsunoko Production dei fratelli Yoshida); più difficile (a meno di beccare, come un’epifania, la puntata in cui i protagonisti s’incrociano) collegare la primissima parte (e per un bel po’, unica a esser passata in TV) di Dragon Ball a Dr. Slump & Arale, che oggi anche il bimbo più sprovveduto saprebbe ricondurre al genio di Akira Toriyama… Ma, ok, pure noi eravamo bimbi, a ripensarci. Di certo, però, arrivammo a capire Mazinga e Goldrake erano collegati (e il crossover giunse a confermarlo), e pure Getter Robot e Jeeg [l’unico trasmesso nella Svizzera italiana direttamente dalle frequenze della TSI nei primi anni Ottanta, ndr] parevano avere qualcosa in comune con essi…
Le cose, circa Go Nagai, cominciarono a chiarirsi negli anni ’90, quando arrivarono in edicola i manga da cui erano tratti i suoi anime, quando la Dynamic – che, non tutti sanno, faceva capo proprio a lui – ne fece uscire i VHS in italiano, e quando cominciammo a vedere ovunque l’influenza dell’autore. Guardavamo Evangelion e notavamo che, quando l’Eva 01 andava fuori controllo, mostrava degli occhiacci “alla Devilman”… Leggevamo Berserk, e ritrovavamo quegli occhi, simili a lacerazioni slabbrate, squarci bianchi che gridavano nel nero, ogni volta che Gatsu partiva furioso all’attacco… Nel suo caso un solo occhio, ma sempre dell’impronta di Devilman si trattava. E ovviamente, via via che la cronologia reale dei cartoni animati che avevamo guardato da piccoli si ricomponeva in modo organico, ci rendevamo conto che, tra le dozzine di super robot che si erano accavallati nei nostri pomeriggi (o nelle nostre albe, per chi li guardava prima di andare a scuola), il capostipite era proprio Mazinga.

Go Nagai 50th Anniversary Event - Tokyo, 2017
L’intero genere dei super-robot si deve quindi a Go Nagai, e l’affermazione non riguarda solo l’innesco: se Mazinga, nelle sue tre declinazioni (Mazinga, Il grande Mazinga e Goldrake, che in realtà fa parte della “Mazinsaga”), contiene già molti dei topos del genere, si deve a Nagai anche la principale innovazione che ne influenzerà lo sviluppo (anche per gli interessanti risvolti nel mercato dei giocattoli): il robot componibile, fatto di diversi mezzi o robot minori che si uniscono in una forma finale, è una sua idea, che arriva sugli schermi con Getter Robot.
Di più: Nagai è il primo a portare nel genere robotico la “squadra a tre” composta da: leader impulsivo, “smilzo” ombroso e “grosso” legato alle tradizioni. Un archetipo che, assieme al suo predecessore la “squadra a cinque” (leader-smilzo-grosso-ragazza-bambino, comparso per la prima volta nel Gatchaman della Tatsunoko), sarebbe diventato uno standard nella fantascienza robotica – e non solo – fino a oggi.

Quando gli UFO nascono a Balerna: il carro di carnevale di Goldrake
RSI Archivi 04.04.1979, 16:15
Tanto basterebbe per elevare Nagai al rango di padre spirituale di un paio di generazioni di spettatori di cartoni, ma c’è di più. Qualcuno ricorda Gigi la trottola e la sua fissa per le mutandine bianche? L’ossessione per l’altro sesso di Ataru Moroboshi in Lamù? Il maestro Muten di Dragon ball che vuole fare “pat pat” tra le tette di Bulma? Tutto ciò – e con esso i generi manga e anime più spiccatamente erotici (su tutti l’ecchi, giocoso, umoristico e mai molto esplicito) non esisterebbero senza La scuola senza pudore, fumetto che Go Nagai pubblicò sulla rivista Weekly Shonen Jump – la più popolare e diffusa del Giappone – a partire dal 1968, attirando a sé la furia delle associazioni dei genitori, scatenando un putiferio mediatico (non solo per le scene di nudo, ma anche per la messa alla berlina del sistema scolastico) e segnando però un successo così clamoroso da condurre editor e autori, negli anni e poi nei decenni successivi, a inserire spesso e volentieri qualche sketch a sfondo erotico nei loro lavori, anche quando di tutt’altro genere – si pensi, per citare due opere contemporanee di successo globale, alle caratterizzazioni di Jiraiya di Naruto o Sanji di One Piece – dimostrando che si potevano inserire battute simili anche in prodotti per ragazzi, senza offendere nessuno.
Sarebbe del resto da ingenui credere che bambini siano ciechi alle ossessioni degli adulti, e la prospettiva della Scuola senza pudore è proprio quella: ragazzini (relativamente) virtuosi che orchestrano tiracci di ogni genere a un corpo docente di pervertiti, per vendicarsi dei loro abusi.
Un weekend in Giappone… a Bellinzona!
Millevoci 18.09.2025, 10:05
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Molti anni dopo, per il pubblico di lingua italiana sarebbe arrivata la censura Mediaset, con gli anime tagliuzzati e modificati per cancellare l’onda lunga di questa influenza di Nagai, ma noi ormai l’avevamo intercettata, guardando Lamù e Gigi la trottola sui canali locali, e con essa avevamo ricevuto la nostra prima educazione erotico-sentimentale – la quale, del resto, non poteva venirci dalla Scuola senza pudore, che è stato pubblicato in italiano solo nel 2015, a mo’ di retrospettiva per appassionati ormai enciclopedici, del tutto consapevoli di chi fosse e cos’avesse fatto il sommo Nagai, senza bisogno di ricostruzione alcuna.
Go Nagai sarà ospite di Japan Matsuri, il festival che celebra la cultura giapponese a Bellinzona, sabato 20 e domenica 21 settembre 2025.
Cartoni animati anni ‘70 e ‘80
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