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Jafar Panahi: un altro film clandestino, resistente, miracoloso

Un semplice incidente, Palma d’Oro a Cannes, prende il vissuto personale del regista iraniano, incarcerato più volte dal regime del suo Paese, e lo trasforma in metafora della condizione del suo popolo

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  • Jafar Panahi Productions
Di: Chiara Fanetti 

Un’auto viaggia di notte. Al suo interno, una piccola famiglia. Padre, madre incinta e una bambina, sui sedili posteriori. All’improvviso un tonfo: hanno investito un cane. Loro stanno bene, ma forse l’auto va controllata. Un banale incidente, un imprevisto gestibile, che apre però una breccia nella memoria di Vahid, il meccanico a cui la famiglia si è rivolta. Vahid crede di riconoscere in quel padre di famiglia colui che, anni prima, è stato il suo sadico carceriere nelle prigioni iraniane.

Jafar Panahi, dal 2006 in poi, è sempre apparso fisicamente nei suoi film. In Un semplice incidente, che gli è valso la Palma d’oro a Cannes, il regista iraniano invece è assente sullo schermo, non lo vediamo, ma la sua storia personale è più presente che mai. Sopravvissuto lui stesso all’esperienza delle carceri del regime di Teheran, Panahi prende il suo personale vissuto e lo usa, nel film, come metafora per descrivere la condizione dell’intero popolo iraniano, costretto a resistere non solo all’abuso, alla detenzione e alla tortura, ma anche alla tentazione della vendetta e alla costante presenza del sospetto, in un quotidiano dove tutto è incerto, anche la memoria personale e collettiva.

Attraverso un racconto chiaro, lineare, accessibile - e a tratti anche comico - il film raduna una serie di personaggi ordinari, quotidiani, per metterli di fronte a dilemmi e riflessioni molto più grandi. E sceglie di affidare ad ognuno di loro reazioni diverse rispetto al dolore e al trauma personale. Rabbia, ossessione, fragilità, perdono, voglia di dimenticare, bisogno di ricordare: ognuno di loro, come reagirà alla possibilità di ottenere giustizia, redenzione o vendetta?

Realizzato in clandestinità per le strade e i dintorni di Teheran, senza alcuna autorizzazione, Panahi ha girato questo film come da sua tradizione: insieme a una piccola troupe, nella speranza di non essere intercettati. Una specie di miracolo, un modo di fare cinema che è gesto politico, forma di resistenza e lotta continua attraverso l’arte.

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Dall’ultima Palma d’oro di Cannes a Castellinaria

Indovina chi viene al cinema 15.11.2025, 12:45

  • © Ti-Press / Alessandro Crinari
  • Moira Bubola e Alessandro Bertoglio

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