Ho paura di vivere sotto occupazione russa.
Ho paura di essere stuprata dai soldati russi.
Ho paura di perdere il mio ragazzo al fronte.
Ma dobbiamo continuare a lavorare e a scrivere finché possiamo farlo
Queste sono le parole di Svitlana Kravchenko, una giornalista di ELLE, che insieme alle sue colleghe dimostra la forza e la resilienza delle donne ucraine. Dall’inizio della guerra, le redattrici con sede a Kyiv hanno dovuto adeguare la linea editoriale del magazine; sono diventate prioritarie le interviste a persone che possano testimoniare la nuova realtà.
Compito reso difficile da una quotidianità che è diventata molto complessa; bisogna muoversi tra allarmi bomba e coprifuoco, costantemente confrontate alle difficoltà che comporta vivere in un paese in guerra. Ci offre uno spaccato delle loro vite “Berehynia”, il nuovo documentario del regista ticinese Vito Robbiani.
L’origine del progetto
“L’idea è nata durante una cena con un mio carissimo amico, Andrea Oreni, che si è occupato di moda praticamente per tutta la vita”, ci racconta Vito Robbiani, che da tempo rifletteva su come poter aiutare il popolo ucraino in guerra. L’occasione si è presentata quando un amico di lunga data, Andrea Oreni, gli ha raccontato della resilienza delle redattrici di Elle Ucraina, una rivista dedicata principalmente a moda e bellezza. Nonostante la guerra imperversasse da due anni, queste donne non avevano mai interrotto la pubblicazione del magazine.
Vito e Andrea hanno compreso che il loro comune intento di aiutare le persone coinvolte in questa terribile guerra poteva partire proprio da quella storia, apparentemente paradossale. Una storia che avrebbe avuto il merito di raccontare la guerra da un punto di vista del tutto inusuale: quello delle donne che a Kiev mandano avanti le cose, mentre gli uomini combattono al fronte.
Intervista a Vito Robbiani
Lorena Pianezza e Debora Huber 15.10.2024, 10:31
Quattro ritratti di resilienza
Una volta contattata la redazione, Andrea e Vito hanno individuato quattro profili diversi che potessero incarnare l’esempio di una resilienza tutta femminile, quattro storie incrociate per raccontare un paese in guerra ma “lontano” dal fronte .Questo lavoro di preparazione è culminato in una maratona di otto giorni, durante i quali, nonostante le difficoltà logistiche dettate dalla guerra, è stata filmata la complicata quotidianità delle quattro protagoniste.
La cultura come faro di speranza
Il risultato è un’intima esplorazione della resistenza e del coraggio femminile, che oppone bellezza e cultura alla brutalità della guerra. La cultura è diventata il piatto forte della capitale, un’identità nazionale e un mezzo per stare assieme e mostrare la propria determinazione; con molti uomini partiti al fronte, è spesso in mano alle donne, che creandola e promuovendola erigono una barricata forse più forte della cieca violenza.
Nel documentario, se da un lato emerge la forte determinazione delle protagoniste a voler proseguire la propria vita nonostante tutto, dall’altro è costante la consapevolezza di vivere esclusivamente un’illusione di normalità.
Berehynia, simbolo di protezione
“Berehynia” è uno spirito femminile nella mitologia slava, riconosciuta come una “dea” con funzioni di “madre terra e protettrice della casa”. Oggi, è diventata un simbolo di protezione per gli ucraini. Non a caso, la statua di Berehynia si trova in Maidan Nezalezhnosti (Piazza dell’Indipendenza), la piazza più importante di Kyiv.
Prima visione al Festival Diritti Umani
Berehynia, le donne di Kyiv sarà presentato in prima visione all’undicesima edizione del Festival Diritti umani. L’appuntamento è per sabato 19 ottobre alle 14 presso il Cinema Corso di Lugano. All’evento presenzieranno il regista Vito Robbiani e l’autore del progetto Andrea Oreni.
Intervista a Avi Mograbi
Alessandro Bertoglio, Alphaville 09.10.2024, 11:00