Cinema

Lanthimos libera le sue Povere creature

Emma Stone è Bella, protagonista di una fiaba potente e liberatoria

  • 31 gennaio, 07:15
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Di: Chiara Fanetti

Al termine della proiezione stampa di Poor Things alla Biennale Cinema di Venezia 2023, lo scorso settembre, è avvenuto un fatto piuttosto raro. Le giornaliste e i giornalisti presenti erano in estasi: piacevolmente tramortiti e confusi dal mondo fantastico creato da Yorgos Lanthimos, senza parole di fronte all’interpretazione di Emma Stone e completamente affascinati dalla protagonista a cui l’attrice ha dato vita, Bella Baxter. L’unanimità registrata tra la critica c’è stata anche nella giuria della Mostra e il Leone d’oro ha inaugurato una serie di vittorie che potrebbe culminare con le statuette più importanti ai prossimi Oscar. Tra le undici nomination la più probabile è proprio quella per la migliore interpretazione femminile.

Bella Baxter è in effetti un personaggio magnetico. Intorno a lei gravitano tutti gli elementi di questo racconto fiabesco, ambientato in una sorta di epoca vittoriana del futuro. Ogni uomo o donna ne è attratta ma è solo seguendola nel suo cammino che è possibile capire cosa esattamente la rende così irresistibile.

Poor Things

RSI Cultura 25.01.2024, 13:30

  • © 2023 20th Century Studios All Rights Reserved.

Bella, tanto per cominciare, è un esperimento, un’anomalia: il cervello di un neonato nel corpo di una giovane suicida, rianimato dallo scienziato Godwin Baxter (Willem Dafoe) che lei amorevolmente chiama “God”, Dio. Bella è una creatura che incuriosisce e in parte spaventa. Che goffamente, nella sua inconsapevole rinascita, sperimenta, osserva, reagisce, cerca, scopre, impara, vuole. Tra i confini protetti della casa in cui “Dio” la tiene - a suo dire - al riparo da tutto, la vediamo muovere i primi passi incerti, esattamente come farebbe un bebè nel corpo di un adulto. La sorprendiamo fare i capricci, cercare divertimento in atti di violenza (su animali ma anche sui corpi senza vita nello studio di suo “padre”) e trovare piacere nella masturbazione. Una trama che passa velocemente dall’infanzia alla pubertà, un racconto di genere - tra la black-comedy e il fantasy steampunk - che diventa romanzo di formazione e che, come tale, presenta due punti di svolta fondamentali: la scoperta del sesso e del mondo esterno.

Lanthimos è un regista che ama collocare i propri personaggi in una dinamica che oppone un interno ad un esterno, luoghi fisici e spaziali che in realtà simboleggiano costrizioni, convenzioni e storture sociali. In Dogtooth (2009) un padre ed una madre tengono i figli segregati in casa, completamente all’oscuro di qualsiasi elemento che noi identifichiamo come realtà o normalità, arrivando persino a cambiare i significati delle parole e a far credere che i gatti che raggiungono il loro giardino siano mostri assassini. In The Lobster (2015) l’umanità si divide in single e coppie: i primi sono destinati ad essere trasformati in animali se non riescono a trovare un compagno durante la loro permanenza in una strana clinica-hotel. A opporsi a questo sistema c’è un agguerrito gruppo di solitari, che vivono nel bosco e puniscono qualsiasi manifestazione di sentimento o attrazione. Anche in Poor Things la famiglia e la società sono messe in discussione ma il film, tratto dal racconto omonimo dello scrittore scozzese Alasdair James Gray, lo fa ponendo al centro una protagonista che sfugge e si ribella da subito al bon-ton, alle distinzioni tra i generi, agli ordini e al pensiero comune. Bella (ri)nasce e resta libera ed è la serenità e la determinazione con cui cerca e ottiene il suo posto nel mondo che ci lascia spiazzati, “innamorati” di un personaggio che non sempre potremmo definire come “buono”. Bella, proprio come un bambino, vuole soddisfare il suo istinto e i suoi desideri e non perde questa necessità nemmeno quando, crescendo, scopre il piacere, arrivando a chiedersi candidamente come mai le persone non siano costantemente impegnate a fare sesso. Bella viaggia e scopre il mondo accompagnata da Duncan Wedderburn, uomo patetico e meschino (Mark Ruffalo, una vera sorpresa in un ruolo così distante da quelli interpretati nel resto della sua carriera) che si ritrova imprigionato nella sua stessa trappola. Convinto di poter approfittare dell’ingenuità della ragazza, sarà lui a fare i conti con l’indipendenza e anche con l’egoismo di quest’ultima, padrona di se stessa, affamata di conoscenza, fisica ed intellettuale.

Ogni elemento del film è finalizzato a rafforzare la presenza fisica di Bella. La fantastica casa dove vive con “Dio” è stata costruita interamente sul set, così come i palazzi principali di Lisbona, prima città che visita con Wedderburn. I costumi di Holly Waddington la elevano fuori dal tempo, oltre le mode pompose dell’epoca a cui il film fa esteticamente riferimento. Bella indossa colori forti ma eleganti, abiti dalle forme minimali ma sinuose. Porta con ugual disinvoltura tuniche e minigonne. Ovunque arrivi, s’impone inconsciamente con spontaneità e onestà, è impossibile non notarla, è impossibile non provare qualcosa nei suoi confronti.

Lanthimos è stato capace di creare una sorta di cerchio intorno a Bella, qualcosa in cui il pubblico si sente coinvolto, invitato, accettato. Ha ottenuto questo risultato radunando il cast, prima delle riprese, a vivere e lavorare insieme per un mese di prove, esercizi e giochi teatrali. Lo ha fatto limitando la presenza di personale sul set, in particolare durante le numerose scene di sesso. Ha creato quest’intimità anche con escamotage visivi, ad esempio con l’uso del grandangolo, quasi come se ci trovassimo a guardare Bella da uno spioncino, attratti dai suoi modi ma timorosi di scoprire quanto anche noi potremmo essere liberi se solo avessimo meno paura di “uscire”.

Poor Things, in italiano Povere creature!, parla sicuramente di emancipazione, di emancipazione femminile, di piacere femminile, di uomini che tentano di imporsi sul corpo e sulla mente delle donne. Sarebbe però ingiusto collocarlo su quest’unico scaffale, che è finalmente piuttosto affollato, ora che nuove voci hanno guadagnato spazio. Il film di Lanthimos è soprattutto una fiaba, una di quelle che ha tutti gli aspetti dei grandi classici del genere, compresi quelli spaventosi. La nostra protagonista è più vicina a un mito greco che a un’eroina moderna e di quei profili ripropone la complessità. Una complessità che la contemporaneità dovrebbe cominciare ad accettare.

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