“Ne uccide più la penna della spada” è un proverbio che mai, quanto nella vecchia Hollywood, ha saputo dimostrare la propria veridicità. Tra il potere delle major e quello delle grandi star, esisteva infatti una forza capace di manipolare a tal punto l’opinione pubblica da decidere la vita o la morte di un film, quando non di un’icona dello schermo. Scoperto quanto i pettegolezzi sul mondo del cinema potessero fare notizia, la stampa esercitò in quegli anni la propria influenza, eleggendo una manciata di giornaliste a regine di Hollywood.

Louella Parsons al tavolo con Olivia de Havilland nel 1950
Louella Parsons, regina del gossip
Non a caso, Louella Parsons fu soprannominata Queen of Hollywood gossip. Con i suoi 20 milioni di lettori giornalieri e la protezione di W. R. Hearst si trasformò nella più spietata e influente giornalista dello spettacolo. Chiunque temeva Louella. Una sua telefona poteva significare solo due cose: la gloria o lo scandalo. Quando quella telefonata giungeva, persino il più amato tra gli attori tremava. E dire che proprio Hearst si sbarazzò di lei quando nel 1918 acquistò il Chicago Record Herald, dove Louella aveva inaugurato la prima rubrica di gossip cinematografico degli Stati Uniti. Il magnate della stampa non aveva ancora compreso quanto interesse potesse riscuotere questo genere di notizie, ma riassunse Louella quando la giornalista invitò il pubblico a dare una chance alla giovanissima attrice Marion Davies, di cui Hearst era follemente innamorato.
Da quel momento, Louella si trasformò in una vera e propria macchina da guerra. I suoi informatori erano ovunque, tra i corridoi degli studios e nei saloni di bellezza, ma il suo personale rapporto con gli attori le permetteva di andare dritta alla fonte prima di chiunque altro. La sua strategia era quella di offrire bicchieri colmi di gin alle persone a cui voleva estorcere notizie. Non è chiaro come riuscì a far confessare a Mary Pickford del suo imminente divorzio da Douglas Fairbanks Sr., ma quando la coppia più amata d’America si ruppe, Louella fu la prima a scriverne. Famigerato il suo disprezzo per i comunisti, ancor più quello per Orson Welles, che raccontando la vita di Hearst in Quarto potere trasformò Louella in una iena. La giornalista esercitò ogni mezzo in suo potere per affossare film e regista.

Hedda Hopper con Walt Disney nel 1956
Hedda Hopper e lo scandalo Chaplin
Solo un’altra donna riuscì a farle concorrenza. Hedda Hopper era un’attrice fallita appassionata di stravaganti cappelli che la resero per la propaganda nazista l’esatto esempio di decadenza americana. Non era una grande penna, ma sapeva dettare le parole giuste e, soprattutto, aveva un fiuto per lo scandalo. Inizialmente tra le informatrici di Louella, sebbene non lavorasse per Hearst condivideva con la rivale l’antipatia per Welles e i comunisti, ma soprattutto non sopportava Charlie Chaplin. Quando una giovane in lacrime si presentò alla sua porta sostenendo che il figlio che portava in grembo era proprio di Chaplin, Hedda reagì all’istante. Joan Barry le aveva confessata di essere stata sedotta durante la produzione di un film, ma quando l’attore aveva scoperto che era incita l’aveva fatta arrestare per vagabondaggio. Una notizia succulenta caduta dal cielo. Hedda si assicurò che la donna fosse realmente incinta e la spedì da Chaplin per comunicargli che sapeva tutto. Di risposta, l’attore chiamò la polizia che arrestò nuovamente Joan. Coinvolto in uno scandalo simile, Chaplin fu costretto a rinviare il proprio matrimonio, e Hedda sì vantò del traguardo fino a quando le analisi del sangue dimostrarono che il figlio non poteva essere dell’attore. Hedda non si soffermò su questo dettaglio, ma seguitò a perseguitare Chaplin ad ogni occasione, confermando l’attualissima realtà che una notizia vale molto più della sua veridicità.
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L’odio tra Louella e Hedda durò una vita intera, trasformando il loro rapporto in una perenne guerra fredda. Si spiavano a vicenda attuando reciproche opere di sabotaggio e pubblicavano notizie per far terra bruciata all’avversaria, ma in una cosa erano ferocemente coordinate: Hollywood doveva essere sotto il loro pieno controllo. Bastava un’intervista negata o il mancato invito a una festa per suscitare le loro ire e le rispettive vendente. Attori e produttori erano costretti a navigare tra le due con estrema cautela, assicurandosi di non fare torti all’una o all’altra.
Altre giornaliste avrebbero seguito i loro passi, ma nessuna si rivelò più tanto potente. Sheilah Graham e Dorothy Kilgallen, dalla penna pungente e capaci di influenzare il giornalismo a venire, furono rispettate e talvolta temute, senza mai riuscire a erigere il sistema di terrore che Hedda e Louella erano state in grado di inventare. Nemiche e allo stesso tempo amiche di Hollywood, agirono come cani sciolti, variabili impazzite, fino a quando il loro potere iniziò a scemare.
Nei primissimi anni Cinquanta, tra la morte di Hearst e il declino degli studios, le cose cambiarono, ma il loro lascito è tutt’ora vivo nel successo dei talk show e delle rubriche di gossip, nonché nel delirante desiderio di fare notizia a tutti i costi. Nel suo libro di memorie C’era una volta Hollywood (Edizioni Settecolori), l’attore David Niven traccia un ritratto vivido delle due:
«Avevano un potere esagerato rispetto al loro talento e un pubblico di lettori sproporzionato rispetto alla loro istruzione; avevano manie di grandezza e pelli di brontosauro, ma erano coraggiose, perseveranti e spesso di cuore tenero. Interferirono nel casting e furono di parte in politica; aiutarono alcuni esordienti e ostacolarono alcuni registi affermati, ma non si poteva rimproverarle quando si trattava della loro devozione a Hollywood e cercarono quotidianamente di preservare, così com’era, un meraviglioso edificio di corruzione, paura, talento e trionfi: un consorzio di fabbriche di sogni che sfornava intrattenimento per milioni di persone».
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