Cinema

Milano odia, io tigro, il Ticino gira

Sarà una conseguenza dell’amore (per il cinema), ma nella Svizzera italiana un set tira l’altro: oltre 300 produzioni dalla nascita della Ticino Film Commission a oggi, e un catalogo lungo cent’anni che va da Leni Riefenstahl a “La linea della palma” 

  • Un'ora fa
La più bella serata della mia vita, Ettore Scola, 1972

La più bella serata della mia vita, Ettore Scola, 1972

  • Filmauro
Di: Alessandro De Bon 

Cosa unisce Jean-Luc Godard e Renato Pozzetto, Tomas Milian e Leni Riefenstahl, Roberto Bussenghi e Paolo Sorrentino, la Nouvelle Vague e il poliziottesco, Ennio Morricone e Enzo Jannacci? Il Ticino. O meglio, il cinema a cui i suoi 3 mila chilometri quadrati scarsi hanno fatto da scenografia e palcoscenico nell’ultimo secolo abbondante. Nei giorni de La linea della palma in tv e in attesa dell’arrivo di Frontaliers Sabotage, e con un 2026 alle porte già carico di uscite colorate (anche) di rosso e blu, il grande schermo può raccontare una lunga tradizione di set ticinesi.

Se ieri Citadel: Diana trasformava il LAC in un teatro di sparatorie (2024) e l’altro ieri Alter Ego di Erik Bernasconi dava una mano di giallo al carnevale di Bellinzona (2023), quest’anno serie fa rima con La Linea della palma di Fulvio Bernasconi: 55 giorni di set in Ticino, anteprima mondiale al GIFF (Geneve International Film Festival) e ora pronta a sciogliere il nodo che lega Anna a suo papà e Caravaggio negli ultimi due episodi in onda lunedì alle 20:40 su LA1 (ma già disponibili su Play RSI se non volete aspettare). Ma lunedì è anche la giornata, anzi la serata di un’anteprima attesa da sette anni. Quella di Frontaliers Sabotage, di Alberto Meroni, in sala dal 1 gennaio 2026 ma già protagonista di una notte al PalaCinema di Locarno con gli immancabili Roberto Bussenghi e Loris Bernasconi. Con una promessa: se dal 2017 (Frontaliers Disaster) state ancora ridendo, non smetterete di certo ora.

immagine
01:33

Trailer: Frontaliers Sabotage

RSI Frontaliers 26.11.2025, 11:53

  • RSI

Poi, come detto, sarà 2026, ma l’antifona non cambierà: ancora cinema, ancora Ticino. Dopo essersi immersi nelle acque nostrane con la poesia di Leggerezza sommersa di Fulvio Mariani, documentario che lo scorso ottobre ci ha fatto vivere in apnea fino a Messico e Corea, a inizio anno l’immersione sarà temporale, tornando al XVIII secolo di Mein Freund Barry, di Markus Welter, che con la lucernese Atlantis Picture ha passato la scorsa primavera a Minusio, girando per tre settimane la sua storia tra i San Bernardi, il passo e il cane.

E sempre la scorsa primavera si battevano ciak anche a Mendrisio, sul set di Elisa, il nuovo film di Leonardo Di Costanzo per Tempesta Film, Rai Cinema e AMKA, e con le ticinesi Jasmin Mattei e Roberta Fossile nel cast. Le isole di Brissago, la Vallemaggia e la Livertina sono state invece il panorama di The Age of Magic di Peter Krüger, sempre in uscita a inizio 2026 per raccontare la storia di uno scrittore e di una troupe cinematografica in viaggio per l’Europa, alla ricerca di quel paradiso in terra che gli antichi greci chiamavano Arcadia. Imminente l’uscita pure di Etèra, di Michele Pennetta, una produzione svizzera, italiana e slovena.

Un set che ha fermato i motori da pochissimo è quello di Piercing di Margherita Ferri, regista de Il ragazzo con i pantaloni rosa (2024), che per Tempesta Film e Tellfilm ha girato nelle scorse settimane tra Bologna e mendrisiotto. Chi invece dovrebbe girare in primavera è l’inarrestabile Villi Hermann, uno dei grandi protagonisti della storia del cinema ticinese e svizzero, che in Ticino ha girato chilometri di pellicola e ora al lavoro su Bastardo, il suo prossimo film. Se il 2026 dunque sembra partire con il vento in poppa, i numeri sotto cui si può tirare una riga sono quelli del 2025, che ha visto la Ticino Film Commission sostenere con incentivi alla produzione 15 progetti. In totale, dal 2014 in cui è nata, la TFC ha accolto, attratto e sostenuto oltre 300 produzioni dell’universo audiovisivo.

E nel passato più passato? Un ben di Dio. Citato Villi Hermann è ovviamente impossibile non citare Mohammed Soudani, la cui intera filmografia ha i piedi in Ticino e gli occhi in Africa, o viceversa. E se vogliamo parlare di preziose contaminazioni — tornando però nel presente e soprattutto nel futuro — che dire allora di Klaudia Reynicke (Love Me Tender e Reinas) e del suo cinema con le radici in Ticino, il cuore in Perù e le mani in America? Andando però indietro, scorrendo nei decenni, tra le tantissime produzioni che hanno vissuto nel territorio e del territorio c’è qualcosa che è difficile dimenticare.

Molto indietro si arriva addirittura a una Leni Riefenstahl sulla cascata del Foroglio (Das blaue Licht - La bella maledetta, 1932) e a un vincitore del Gran Prix a Cannes (Die Letzte Chance - L’ultima speranza, di Leopold Lindtberg, 1946). E restando sulla Croisette, candidato alla Palma d’oro cinquant’anni dopo, come dimenticare Le conseguenze dell’amore di Paolo Sorrentino (2004)? O Nouvelle Vague di Jean-Luc Godard, girato a Locarno sul fascino di Alain Delon (1990)?

Bene, anzi benissimo, ma allora ecco pure Io tigro, tu tigri, egli tigra, di Renato Pozzetto e Giorgio Capitani, con Cochi e Renato, Paolo Villaggio, Enrico Montesano e soprattutto la colonna sonora di Enzo Jannacci, e l’indimenticabile singolo Lo sputtanamento/Silvano (1978). E poi Milano odia: la polizia non può sparare, capace di portare a Bellinzona il poliziottesco, Ennio Morricone e Tomas Milian (1974). D’autore e popolare, come il cinema. Come il Ticino.

58:20
immagine

Scrivere la mafia

Charlot 07.12.2025, 14:35

  • ©hugofilm features / Central Productions
  • Monica Bonetti

Correlati

Ti potrebbe interessare