Sidney Lumet era il regista perfetto per portare sul grande schermo la storia vera del poliziotto italo americano Frank Serpico, sì perché in cinquant’anni di carriera Lumet è sempre stato dalla parte dei diritti civili puntando il dito contro le storture del sistema giudiziario, un ambiente privo di valori e morale.
Dietro la macchina da presa il regista americano si è imposto come uno dei protagonisti assoluti del cinema del dopoguerra sin dalla sua opera prima: La parola ai giurati (Orso d’oro a Berlino nel 1957). Una parabola quella di Lumet costellata da molti film che hanno raccontato la corruzione in tutte le sue declinazioni, da quella classica che compra il silenzio, ottiene privilegi e sottomette i più deboli a quella dell’animo umano che fa a brandelli ogni speranza e rende coloro che vi si arrendono schiavi di logiche malate. Magistrale il suo ultimo film Onora il padre e la madre, dramma familiare intenso e cupo che il regista porta a termine a 83 anni. Un’età che non gli ha impedito di dirigere con mano ferma due attori strepitosi come Ethan Hawke e soprattutto Philipp Seymour Hofmann.
E con gli attori Lumet ci sapeva proprio fare. Ha infatti dato forma e piegato alla sua volontà il talento ribelle di Al Pacino, diretto in Serpico (1973) e in Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975). Gli anni Settanta sono stati formidabili per il cinema e Lumet ha voluto lavorare con un attore che sarebbe diventato uno dei migliori al mondo. Nel 1973 Al Pacino, reduce dal successo mondiale del Padrino parte prima, aveva recitato assieme a Gene Hackman in Lo spaventapasseri, (Palma d’oro a Cannes) e poi ecco arrivare Serpico; film in cui Pacino mostra tutta la sua capacità di essere credibile anche nei travestimenti più strambi. Era insomma l’attore giusto per interpretare una storia realmente accaduta, quella del detective Frank Serpico che denuncia senza arrendersi, nonostante le minacce e i pericoli corsi in servizio, il sistema di corruzione che attraversava tutti i distretti della polizia newyorkese.
La vita è l’arte dell’incontro: la splendida frase del poeta e cantautore brasiliano Vinicius De Moraes, è perfetta per il binomio Lumet Pacino. Un regista asciutto che ha sempre puntato all’essenza, si ritrova a lavorare con un attore camaleontico che conosceva perfettamente i meccanismi della strada grazie ad una gioventù sbandata e sul filo della criminalità.
La vicenda non viene filmata come un semplice dramma biografico, Lumet riesce a mettere a fuoco le derive di un animo, quello di Serpico, tormentato. Una vita difficile che non riesce a trovare pace né nell’amicizia né nelle relazioni sentimentali. Per realizzare una profondità di sguardo tanto lucida e acuta la presenza di Al Pacino è stata essenziale. In Serpico siamo di fronte ad una delle prove migliori dell’attore che ha dato corpo a personaggi mitici come Michael Corleone ne Il Padrino, Tony Montana in Scarface e Carlito Brigante in Carlito’s Way.
Serpico
Moira Bubola 23.02.2024, 09:40
Morto Sidney Lumet
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