Società

Il Grigionitaliano

Quelle radici che affondano nei luoghi

  • 25.03.2020, 09:40
  • 05.09.2023, 14:56
mesocco

Raccontare il Grigionitaliano al di là degli stereotipi del paesaggio naturale e dei villaggi pittoreschi: è questo l’obiettivo del progetto audiovisivo “Radici. I luoghi del Grigionitaliano nello scambio intergenerazionale”, realizzato dalla Pro Grigioni Italiano, e costruito attorno ad una ricerca di storia orale.

Esso si compone di due prodotti: 10 brevi filmati e un documentario, il tutto riassunto in un numero speciale dei Quaderni Grigonitaliani (Qgi).

Dal progetto emerge un Grigionitaliano raccontato come un luogo fisico attivo, nel quale la gente vive, produce ed entra in relazione. Alle persone intervistate è stato chiesto di riflettere sul potere evocativo, sentimentale ed esperienziale dei luoghi: il rumore di quella cascata quali pensieri suggerisce? il profumo di resina di quel bosco richiama un legame con il mondo silvestre e con la caccia? quelle pietre che sembrano mute esprimono un senso di casa e di appartenenza?

Le famiglie (Boninchi, Scartazzini, Rohner Erni, Berta) che si raccontano forniscono una chiave d’accesso alla vita quotidiana di Valposchiavo, Bregaglia, Mesolcina e Calanca. Descrivono il loro legame con i luoghi e la cultura locali, suggerendoci quanto la tradizione si tramandi, rinnovandosi di continuo e diventando un solido elemento sul quale si fonda non solo la nostra eredità ma anche il nostro presente.

I protagonisti dei filmati possiedono ognuno una propria storia che s’inserisce in un contesto di tante “microstorie”, le quali assieme definiscono la “mentalità” dei luoghi e di chi ci abita. Dalle loro testimonianze risulta evidente come le diverse realtà del Grigionitaliano abbiano lo stesso territorio di riferimento, ma siano sotto certi aspetti complementari sia per esperienze che per contesto e stili di vita.

I protagonsti delle videointerviste hanno aperto i loro album di famiglia e raccontato il loro passato. Un passato che costituisce al contempo le fondamenta del presente. Descrivendo il loro legame con i luoghi e la cultura locali, gli interlocutori si richiamano alla tradizione, dimostrando come essa sia un solido elemento sul quale si fonda la nostra eredità e dal quale partire per progettare il futuro.

Il progetto “Radici” raccoglie dunque stimoli, al fine di mettere in evidenzia il concetto di ‘trasformazione’, che regge e dirige ogni fenomeno culturale e linguistico, come suggerisce il filosofo François Jullien: «Una cultura che non si trasforma più, è una cultura morta e analogamente una lingua che non evolve, che non è parlata, muore».

Esso, inoltre, incentrandosi sul valore della tradizione e sul concetto di “locale”, mostra come dietro alla globalizzazione dei mercati e delle idee, si celino realtà particolari, che occorre valorizzare e studiare, in modo da poter enucleare quelle caratteristiche (culturali, linguistiche, antropologiche, toponomastiche, …) che persistono al di là dell’ondata omologante della globalizzazione. E tra queste caratteristiche, la lingua è sicuramente un’importante roccaforte di resistenza e indipendenza culturale. Scrive Jullien: «Se tutti parlassimo un unico idioma, la fecondità dei pensieri e le nostre rispettive risorse calerebbero. Penseremmo tutti con gli stessi concetti e scambieremmo per universale quelli che non sarebbero altro che stereotipi».

Per ulteriori informazioni sul progetto, si consulti il sito www.pgi.ch/radici oppure si scriva a aixa.andreetta@pgi.ch.

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