Le storie del Premio Chiara 2023

Dice Mario Calabresi che le persone, in generale, sono infinitamente più interessanti di quello che pensiamo: chi ha pazienza, e si mette in ascolto, può incontrare le loro storie. Lui da anni le raccoglie, e le mette in fila nei suoi libri. L’ultimo si intitola Una volta sola – il riferimento alla vita, beh, non c’è bisogno di sottolinearlo – ed è uno dei tre candidati al premio dedicato a Piero Chiara, che arriva al weekend finale della sua trentacinquesima edizione tra Lugano e Varese. Prima dell’abituale serata alle Ville Ponti di Varese infatti, appuntamento con i tre scrittori finalisti sabato 14 alla Biblioteca Cantonale di Lugano, dove Edoardo Albinati, Emiliano Morreale e lo stesso Mario Calabresi dialogheranno tra loro e con il pubblico, intervistati da Stefano Vassere, Luca Saltini e Vittorio Colombo.

Tutte e tre le opere finaliste sono, come da tradizione del premio Chiara, raccolte di racconti che coprono lo spettro che sta tra realtà e fiction: se Una volta sola (Mondadori) rimane aderente alla prima, le opere di Edoardo Albinati (Uscire dal mondo, Rizzoli) e Emiliano Morreale (L’ultima innocenza, Sellerio) flirtano con la seconda.

Albinati mette in pagina tre storie di isolamento e distacco, delle quali la prima è evidentemente ispirata alla sua personale esperienza di educatore nelle carceri romane. Una situazione estrema, verrebbe da pensare, e invece lui la considera più normale della normalità. O almeno, questo è quello che si intuiva dalle sue parole durante la recente intervista ad Alice: “Quando a me dicono, ma che bravo che sei, che insegni ai galeotti e ai delinquenti, che coraggio, eccetera eccetera… io tuttora rispondo che secondo me ci vuole molto più coraggio nell’entrare in una classe di ragazzini e ragazzine scatenati della periferia romana. Con i detenuti ti trovi in un ambiente che paradossalmente è un ambiente più protetto: tanto per dire, non ci sono i telefonini. E non ci sono le famiglie, che sono la grande spina nel fianco degli insegnanti di oggi.”

Morreale racconta invece storie che girano intorno al cinema del passato: storie vere tenute insieme da una cornice di finzione, dalla sua passione di critico cinematografico, dall’innocenza che il mezzo aveva in un Novecento che sembra ormai lontanissimo. “L’ultima innocenza – dice lui – è quella di un cinema in qualche modo candido. Anche se poi sono storie spesso di persone discutibili, orrende: si va dai nazisti ai mafiosi. Però c’è un’innocenza di fondo, in chi fa e vede il cinema prima degli anni Settanta. Forse non era così in realtà? Non lo so, ma mi piace pensarlo, immaginarlo con i versi della canzone Tom Waits, che dice nel titolo Innocent when you dream: quando si sogna, si è innocenti.”