Stavo tornando al Manguier dopo una passeggiata di media lunghezza. Tirava un vento debole, sollevava qualche centimetro di neve, che, come un fiume uscito dagli argini, mi scorreva ai fianchi, e dietro, e davanti. Ridevo sollevando il tuk, come un modello sciamano che governava i venti. Il sole era di un rosso pallido e tramontava sulle montagne a tribordo della nave, che vedevo a un paio di chilometri sulla banchisa. Attorno il cielo con un po’ di foschia che stemperava le pennellate di blu, azzurro e rosa del cielo.
All’improvviso, alla mia destra, ai confini di una caletta ho visto qualcosa muoversi, rapida. Vista la distanza doveva essere grosso. Ho immediatamente pensato a un orso polare. Ho accelerato il ritmo della camminata. Il cuore tambureggiava, forte. Lottando contro il mio istinto mi sono fermato. Ho cercato di dosare la paura. “Non ci sono orsi bianchi in questa zona, in questo periodo” mi aveva detto Phil. Ma cos’era quello allora? Si avvicinava, rapidamente. Ho preso il binocolo ma per l’ansia non riuscivo a mettere a fuoco. Ci ho messo un bel po’. Non c’era niente. Mi sono convinto che l’animale si fosse spostato. Sono animali intelligenti gli orsi. Mentre mettevo a fuoco le lenti del binocolo, ne aveva di sicuro approfittato per portarsi alle mie spalle. Ho tolto i guanti per stringere meglio il tuk con entrambi le mani e ho iniziato a marciare all’indietro come un gambero. Due chilometri, infiniti. Poi su, di corsa, sulla scaletta del Manguier.
Dopo essermi calmato e scaldato le mani sulla stufa a legna ho raccontato del mio incontro a Phil. Lui è scoppiato a ridere e stappando una bottiglia di rum ha voluto brindare alla mia prima allucinazione artica.
(Flavio Stroppini, Passeggiata artica, Ediciclo, 2025)
Trenta giorni su una nave arenata nella banchisa, a -20°C e con un’ora di elettricità al giorno. È l’esperienza vissuta dallo scrittore Flavio Stroppini in Groenlandia, ora raccontata nel suo nuovo libro Passeggiata Artica (Ediciclo Editore).
«L’esperienza è cominciata e finita in un fiordo della Groenlandia del Nord, a 5 ore a piedi dal primo grosso villaggio, 50 abitanti», ha racconta Stroppini a Kappa. «Eravamo su una nave di 27 metri, arenata nella banchisa, dove per un mese sono stato in compagnia di tre miei compagni di avventura: un francese, uno scozzese e un canadese, più io, svizzero».
“Una passeggiata Artica”
Konsigli 08.12.2025, 17:45
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Una residenza artistica estrema, nata dal desiderio di novità: «Avevo bisogno di una pagina bianca», spiega l’autore. «Mi sembrava che le storie che raccontavo andassero sempre a tornare nello stesso luogo, ellittiche. Raccontavano sempre le stesse cose, con lo stesso cocktail».
L’esperienza ha insegnato a Stroppini l’importanza delle piccole cose: «Ho scoperto che sembra molto banale mettere un piede dopo l’altro, ma è fondamentale. Lì per muovermi avevo un bastone, e dovevo sondare il ghiaccio ogni volta che camminavo».
Il libro, l’ottavo dell’autore, è nato in modo inusuale: «Di solito si fa un libro e poi si hanno le diramazioni dal punto di vista teatrale, sonoro, magari un podcast, un documentario. Invece lì sono partito con un audio documentario, per poi farne uno spettacolo teatrale l’anno scorso. Del libro veramente non riuscivo a venirne a capo, finché con il tempo ho capito qual era la direzione giusta».
Tra le influenze letterarie, Stroppini cita Jack London: «Il mio racconto preferito è Accendere un fuoco, dove un uomo si ritrova con il suo cane nel ghiaccio del Klondike e deve riuscire con tre fiammiferi ad accendere, appunto, un fuoco».
Passeggiata Artica di Flavio Stroppini è stato pubblicato il 21 novembre da Ediciclo Editore.






